Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:53 min.
Etichetta:Pulverised Records

Tracklist

  1. ...WHEN DEAD
  2. ESCAPE MY THOUGHT
  3. THE BRICK, THE CONCRETE
  4. DOORS
  5. THE RAIN OF THE DEAD

Line up

  • Jacobo Córdova: vocals, guitar, bass, keyboards, drums
  • Alfonso Sánchez: drums (live)
  • Dah: lead guitars (live)
  • Fernz: lead guitars (live)
  • Jacobo: bass, vocals (live)

Voto medio utenti

Tra i migliori esponenti della scena metal sudamericana, i Majestic Downfall rilasciano il loro quarto lavoro, intitolato "...When Dead", per la Pulverised Records confermando un talento che i messicani hanno sempre dimostrato sin dagli esordi.
Il nuovo album, come da copione, è un lavoro "tradizionale": il death/doom di Jacobo Córdova, leader del gruppo e membro unico in studio del progetto, si rifà ai primi dischi di Tiamat e Katatonia unendo, per tanto, il gusto per le melodie tristi e decadenti con la brutalità delle soluzioni estreme tipiche della prima metà degli anni '90.
I cinque brani di "...When Dead", che a parte l'intro superano tutti abbondantemente i dieci minuti, ci offrono un suono fortemente "europeo", del resto la produzione è stata affidata a Tore Stjerna presso i Necromorbus Studio in Svezia, e ricco di quel pathos compositivo ed esecutivo che caratterizzava capolavori come "Dance of December Souls" o "The Astral Sleep", sebbene, in questa occasione, i Majestic Downfall abbiano spinto in modo particolare sulla componente più violenta del loro suono inglobando nei brani accelerazioni devastanti e partiture durissime vicine al death americano.
Di fianco a questa vena più estrema del solito, il gruppo continua ad arrangiare le canzoni con maestria e a tirare fuori dal cilindro melodie sofferenti che sono il loro tratto distintivo, soprattutto quando l'album sprofonda in rallentamenti doom che lo rendono oscuro e melmoso e lo avvolgono di una cappa di oscurità opprimente.
"...When Dead" non è, lo avrete capito, un album con velleità moderniste (per fortuna!), ma rivolge il suo sguardo ad un passato glorioso che, fortunatamente, sembra non voler morire mai e rivive nelle note contorte, a volte armoniose a volte deflagranti, di brani come "Escape My Thought" o "Doors" veri gioielli di death/doom che andrebbero conservati gelosamente e fatti ascoltare a chi crede che un certo genere non abbia più niente da dire.
In conclusione, se vi riconoscete emozionalmente nei dischi che ho citato, non esitate a fare vostro questo album e non fermatevi ad un copertina che, oltre ad essere decisamente brutta, non rende giustizia alla "poesia" contenuta nei solchi (si vabbè...) del disco.
Ancora una volta da ammirare.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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