Non avendo affrontato direttamente la storia pregressa degli statunitensi Norway (due dischi all’attivo, “Night dreams” del 1997 e “Arrival” del 2000), non sono in grado di dirvi se la similitudine con il mito della Fenice da loro utilizzato per il Cd del ritorno sia stata una scelta felice ed effettivamente questo “Rising up from the ashes” rappresenti una forma di rinascita in condizioni ancora più smaglianti, quello che posso dirvi, però, è che il nuovo lavoro uscito sotto l’autorevole egida della MTM, si rivela come un gradevole portavoce dell’attitudine tipicamente anni ‘80 dell’hard melodico yankee, rigoroso e assolutamente ossequioso di tutti i canoni “storici” del settore.
Il rock adulto levigato e vivace dei nostri, con Journey, Foreigner, Boston e qualcosa dei Night Ranger nel cuore, abilmente pilotato dalla bella voce di Dave Baldwin (sostituto del fondatore Glenn Pierson, con Tradia, Departure e Voices, da citare come referenze) e dalla chitarra fluente di Jim Santos, riesce a vezzeggiare con buone qualità le orecchie dei fans del genere, ma personalmente ho trovato il songwriting dei Norway leggermente troppo impersonale, le loro melodie talvolta eccessivamente prevedibili e il quadro complessivo non completamente all’altezza di altre produzioni recenti (senza voler scomodare i “classici”) che, nel medesimo campo d’azione, hanno saputo davvero riportare in auge, senza l’ombra di una qualsiasi routine, questi suoni tanto “gloriosi” quanto caratterizzati (un nome per tutti, i Final Frontier).
“Rising up from the ashes” scorre così assai piacevolmente lungo i suoi cinquanta minuti di durata, tuttavia gli unici veri sussulti li ho ricevuti da “Save me”, “Anything at all”, dalla Rainbow-esque “The power of gold”, dal refrain irresistibile di “Tell me (is that the way that it is)” e dal clima vagamente magniloquente di “Haunted”, un excursus di hard rock maggiormente articolato, ben risolto dal “rinato” combo del New Jersey.
Un rientro sulle scene che sarà sicuramente gradito dagli AOR-sters sparsi nel globo terracqueo, ma che non possiede tutte le dotazioni, per il momento almeno, necessarie ad aspirare alla conquista dei piani alti della specialità.
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