Per quanto mi riguarda,
"Metamorphosis" era uno dei dischi più attesi del 2021.
La stima e l'amore incondizionato che nutro nei confronti dei tedeschi
Agrypnie sin dal loro esordio del 2006, infatti, mi rendono bramoso di avere tra le mani ogni loro lavoro, conscio che
Torsten Hirsch saprà, sempre, come emozionare.
Quindi, mentre il mondo del metallo celebra il ritorno degli Helloween o aspetta il nuovo Iron Maiden, io, da bravo esteta delle marginalità, ascolto e riascolto il primo lavoro che il gruppo fa uscire per
Art of Propaganda, dopo una intera discografia pubblicata da Supreme Chaos Records, e ne gusto ogni singolo dettaglio ed ogni, impercettibile, sfumatura.
Ero ben conscio che ripetere il meraviglioso
"Grenzgænger", miglior album del 2018, sarebbe stato impossibile, e, credo, che lo stesso Thorsten fosse della mia opinione, tanto è vero che
"Metamorphosis" risulta essere un lavoro più diretto, asciutto, quasi monolitico, ben differente dal capolavoro che lo ha preceduto, quasi che il gruppo, in questa occasione, avesse in mente, in fase di composizione, l'intento di dare sfogo al lato più rabbioso del suo post black metal, genere che i Nostri hanno contribuito, a mio parere, a rendere sublime, riversandoci addosso una, inattesa, colata di violenza e di intransigenza sonora che sa scavare sotto la pelle e lacerare, in profondità, l'animo dell'ignaro ascoltatore.
Quello che resta invariata è, invece, la
malinconia, sia a livello squisitamente strumentale, grazie all'uso delle tastiere e degli arpeggi, sia a livello di una dolorosa sensazione di ineluttabilità che percorre tutto l'album quasi ne fosse la spina dorsale.
Gli
Agrypnie si confermano, anche in questa occasione, dei veri e propri poeti della tristezza con la loro capacità, straordinaria, di fondere quello che una volta era il black metal con la loro propensione per le atmosfere sofferenti e dolorose che, come la bruma mattutina, accolgono nel loro ventre dieci composizioni devastanti, gelide come l'inverno, gonfie di furia, sicuramente espressione del periodo difficile che tutto il mondo sta vivendo e che
Thorsten canta con un passione che mette i brividi lungo la schiena sebbene, fuori dalle mie finestre, ci siano gli oltre 35 gradi di una estate maligna e imperturbabile di fronte al destino di noi poveri esseri umani.
"Metamorphosis", al pari del clima, con il quale è in fortissimo contrasto vista la sua "delicata" mestizia autunnale, risulta un concentrato di musica imperturbabile che, dall'alto di una ispirazione senza uguali, ci guarda magnificente, possente, belluina nel suo spirito primigenio e, soprattutto, ribollente di rabbiosa tristezza immortalata all'interno di magnifiche melodie quasi che si fosse al cospetto di una gigantesca, bianchissima, scultura di ghiaccio.
Album letteralmente dilaniante per ogni animo dotato di sensibilità e di amore per la
Musica.