Giunti al terzo album con
“The Trip” nel 2021, i
Lucifer’s Hammer dimostrano per l’ennesima volta come loro amino l’Heavy Metal classico, puro e incontaminato.
Un disco che sa tanto di Inghilterra primi anni ’80
“The Trip”, che di fatto avrebbe tutti gli ingredienti per farsi piacere a tutti gli amanti della frangia più Classic/True Metal: una valanga di riffs di chitarra, armonizzazioni chitarristiche, cavalcate soliste, strutture semplici, durate concise, una produzione non esattamente moderna.
Tutti elementi che gridano a squarciagola l’amore che questi cileni provano per il genere, ma che oltre ad essere un mero revival è poco altro: i riffs di chitarra realmente incisivi sono pochi, i ritornelli da cantare a squarciagola non sono pervenuti, mentre un discreto numero di sezioni strumentali sono effettivamente coinvolgenti e accattivanti, grazie ad un gusto solista che potrebbe rimandare agli
Iron Maiden degli anni d’oro e ad armonizzazioni che strizzano l’occhio ai
King Diamond.
Per il resto c’è poco da evidenziare, colpa anche di un cantante anonimo che manca di verve. Non fatico a capire come mai la
High Roller abbia nel suo roster i
Lucifer’s Hammer, ma la mancanza di una reale personalità stilistica, estetica e artistica (peccato che il loro Heavy Metal non abbia un sapore “cileno”, ciò avrebbe portato sicuramente qualcosa di più interessante e fresco) mi porta a pensare che i
Lucifer’s Hammer rimarranno solo dei gregari.
Poi certo, lavori del genere portano di nuovo sul piatto l’eterno dibattito sull’importanza dell’innovazione in generi ormai tradizionali, un dibattito che forse non troverà mai una risposta realmente “giusta”.
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