Per i “metallari” più intransigenti e anche per molti
AOR-sters un po' sommari o alle “prime armi”, il nome di
Brian Island (al secolo
Brian Cowieson) non significherà praticamente nulla, mentre sono certo che i
rockers più smaliziati ricorderanno sicuramente i Prototype, autori di un debutto eponimo (impreziosito da un’enigmatica
cover firmata Hipgnosis) da considerare un caposaldo del cosiddetto
Hi-Tech AOR.
Il bassista di quella sottovalutata formazione era proprio il nostro
Brian e questo suo esordio solista, originariamente edito nel 1989, prelevava dalla sua precedente esperienza professionale la componente più “sintetica” e pulsante, ampliandola fino a valicare i confini del
funky-synth-pop.
Insomma, per apprezzare appieno “
Brian Island”, oggi riproposto con encomiabile competenza e “coraggio” dalla
AOR Heaven, è necessario non disdegnare le sonorità che hanno reso celebri Prince,
Michael Sembello e il
Peter Gabriel “elettronico”, appellativi da affiancare ad
Aldo Nova,
Robert Tepper,
Stan Meissner e Mr. Mister nell’elenco dei propri ascolti quotidiani.
Un disco di “nicchia”, molto probabilmente, che però ha i mezzi per colpire ogni
musicofilo privo di paraocchi grazie alle notevoli qualità compositive, esecutive e interpretative dell’artista canadese, abilissimo nell’irrorare di
feeling anche il brano più “commerciale” e danzabile.
Con un basso fatalmente ben presente, sebbene mai invasivo, il programma offre quarantaquattro minuti di fascinose melodie dinamiche e adescanti, inaugurate dalla torrida “
In spite of what you do” e conclusa dalla deliziosa "
One wish deliverable”,
bonus-track dal valore inestimabile soprattutto per gli ammiratori di
Richard Page.
Tra i due estremi, una “
Treat me like a lover” che mescola The Police e
Billy Squier, il battito incalzante e straniato di “
No surrender”, una vaporosa “
Walk on water” e la robotica “
I’m your hero”, con il suo clima cinematografico e notturno.
“
Night after night”, sempre a proposito di ambientazioni filmiche, non sfigurerebbe come sottofondo alle “colorate” indagini poliziesche di
Sonny Crockett e
Rico Tubbs, e se “
Major motion” ammicca tra
funky e
soul, “
When you lose your love” avvolge l’astante in un bozzolo romantico un po’ alla maniera di
John Waite e “
Draw the line” esaurisce le annotazioni sulla scaletta dell’opera aggiungendo all’impasto delle influenze un pizzico degli Yes “tecnologici” degli
eighties.
“
Brian Island” è dunque un albo da riscoprire, fomentati da quella “nostalgia” che del resto contraddistingue una bella fetta del
rockrama contemporaneo.
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