Copertina 4

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:57 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. THE BEAT (FEAT. RIKU TURUNEN)
  2. DESPERATE CRY (FEAT. JOHNNY GIOELI)
  3. SHERIFF OF GHOST TOWN (FEAT. MARCO HIETALA)
  4. NEVER (FEAT. KIMMO BLOM)
  5. IN TIMES OF DESPAIR (FEAT. ELIZE RYD)
  6. CROSSROADS (FEAT. PASI RANTANEN)
  7. CAUGHT IN THE MIDDLE (FEAT. DANNY VAUGHN)
  8. PLYWOOD COVERED WINDOWS AND CRAPPY SHOES (ANTTI RAILIO)
  9. EDGE OF LOVE (FEAT. RICK ALTZI)
  10. SET ME FREE (FEAT. JARKKO AHOLA
  11. EVERAFTER (FEAT. TOMMI “TUPLE” SALMELA)
  12. NO REASON (FEAT MARC QUEE)
  13. TEARS OF THE CLOWN (FEAT. ERIK KRAEMER)

Line up

  • Mirka Rantanen: drums
  • Jarkko Ahola: bass
  • Rick Altzi: vocals
  • Kimmo Blom: vocals
  • Johnny Gioeli: vocals
  • Marco Hietala: bass
  • Erik Kraemer: vocals
  • Marc Quee: vocals
  • Antti Railio: vocals
  • Pasi Rantanen: vocals
  • Elize Ryd: vocals
  • Tommi Salmela: vocals
  • Riku Turunen: vocals
  • Danny Vaughn: vocals

Voto medio utenti

Nati dall’idea di Mirka Rantanen, batterista dei King Company, i Circus Of Rock si affacciano sulla scena come una sorta di grande progetto che vede coinvolti musicisti e cantanti d’eccezione, per proporre un hard rock/heavy metal variegato e divertente. Diciamo subito però che questo buon proposito non si risolve in dei pezzi coinvolgenti e ben strutturati, anzi, nella maggior parte di essi è proprio il contrario.

Tanta carne al fuoco in “Come One, Come All”, che non riesce mai bene a stamparsi nella mente di chi ascolta, dove le varie canzoni che si susseguono falliscono nel far provare quella sensazione di trovarsi a qualcosa di grande, straordinario e, se mi perdonate la battuta scadente, al contrario di un circo quel feeling non si viene mai a creare.



Sorvolando su una produzione che mette sottoterra tutte le buone intenzioni, si spazia dalle buone “The Beat” e “Desperate Cry”, con quest’ultima dove a salvare baracca e burattini è la voce di Johnny Gioeli, uno di quei cantanti che più invecchia più diventa ottimo, alle veramente scialbe “In Times Of Despair” che vede come guest Elize Ryd, che vorrebbe creare pathos in un pezzo sentito ad occhio e croce almeno venti volte nella band madre della vocalist, Amaranthe. Riff solo apparentemente energici, ma che sorreggono il nulla più assoluto, come in “Caught In The Middle”. “Edge Of Love” potrebbe esser a sua volta tirata fuori da una band qualunque degli anni 80’, mentre con “Everafter” si ha finalmente un momento di ispirazione, che viene ammazzato istantaneamente da “Tears Of The Clown”, altra canzone che non solo suona identica come qualunque altra dal disco stesso, soprattutto nel ritornello, ma che non si impegna neanche a differenziarsi da una semiballad qualunque di una band Hair/Glam Metal a caso.

“Come One, Come All” è il classico esempio del proverbio tanto fumo e niente arrosto. Da parte mia vi consiglio di non sprecare un ascolto verso questo album, per la vostra incolumità e per un mondo libero dal plastic metal.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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