Passati da queste parti con due validi demo, "Metal Louder" (2001) e "Like a Bullet in the Brain" (2004) gli spagnoli
Sabatan (nella loro prima incarnazione faceva parte anche Elisa Candelas, poi nei Dark Moor e nei Rainmaker) arrivano al disco d'esordio, autoprodotto, intitolato "Fire Angel".
Purtroppo non sono state mantenute tutte le buone premesse, "Fire Angel" mette a nudo grossi limiti nella produzione e nella registrazione ma anche diversi brani che non solo all'altezza con quanto proposto in passato dal gruppo spagnolo.
Ad ogni modo la partenza è positiva con "When Death Rubs Hands", tra Metal classico e Thrash, ben bissata dalla seguente "Serpent King", dal taglio megadethiano. Il primo scoglio è invece rappresentato dalle forzate "Seeds of Serenity" e "Edge of Life", che, in rapida successione, sembrano scappare di mano agli spagnoli, alla caccia di un suono più eclettico e modernista, guidati da un Miguel Pulido non sempre all'altezza. I Sabatan si riprendono con la cupa e tenebrosa "Memories", anche se potevano limitarne (sfora i 7 minuti) la lunghezza, ma poi ecco che ti piazzano l'inconcludente "Not Surrender" con un Miguel Pulido in palese difficoltà. Le cose sembrano andare leggermente meglio con la seconda metà del disco, dove la maggior parte dei pezzi è composta da canzoni provenienti dagli ultimi due demo ("Fire Angel", "Stay Heavy", "Terror Mind" e "Pay or Die") e quindi maggiormente rodate, ma fondamentalmente il discorso non cambia. I Sabatan non hanno saputo gestire nel migliore dei modi il fatidico "salto di categoria".
Resta solo da segnalare che "Fire Angel" è dedicato al chitarrista David Ballester, scomparso sul finire 2005, pochi mesi dopo la registrazione di questo album.
Mi auguro che i Sabatan sappiano reagire e tornare in pista.
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