Sono passati quasi tre anni dal precedente "Feeding the Flames", una lunga gestazione dovuta soprattutto a beghe legali con la precedente label. Ora, finalmente accasatisi presso la Metal Heaven e con una formazione leggermente modificata, i finlandesi Burning Point danno alle stampe il loro terzo album (l'esordio "Salvation by Fire" risale al 2001), dove non spostano di una virgola le coordinate musicali per le quali si erano già fatti apprezzare: un Power Metal melodico con l'accento sui virtuosismi delle chitarre e sulla voce potente di Pete Ahonen.
L’opener "Paradise" si piazza lì dove si potrebbero incontrare Malmsteen e gli Edguy, e se il cantato di Pete Ahonen nelle prime battute di "Heart of Gold" ricorda Geoff Tate, è ancora il gruppo guidato da Tobias Sammet a fare capolino nel refrain.
Già dai primi due brani del disco riemergono, però, tutte le difficoltà dei Burning Point nel mettere in mostra un sound personale, anzi, rispetto a quanto avvenuto per "Feeding the Flames", stavolta le canzoni risentono della mancanza di incisività ed energia, una circostanza messa a nudo da canzoni come "Dawn of The Ancient War" o "Hell Awaits".
Nonostante gli sforzi della band non convincono del tutto nemmeno la power ballad "From the Beginning of It All" e la ripetitiva "To Hell and Back", alle quali si fanno preferire l'epicità di "Icebound" (forse un po' troppo insistita ma dal bel chorus) e l'accoppiata conclusiva, formata da "Against the Madness of Time" e da "Burned Down the Enemy", ben strutturate e mai banali e che rappresentano il lato migliore dei Burning Point.
In sintesi, un piccolo passo indietro per la formazione finlandese, che probabilmente avrà pagato dazio al lungo periodo di "inattività" discografica.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?