Persi di vista dopo l’attraente debutto “
Lost and gone”, ritrovo con piacere i
Constancia impegnati in un terzo album che vede l’ingresso di
Pete Godfrey alla gestione microfonica, ma non muta in sostanza l’approccio artistico della
band, votato a un
hard melodico tipicamente scandinavo, in cui inoculare sagaci tocchi
prog e appena uno
zinzino di suggestioni
power.
La voce del cantante di Blood Red Saints e In Faith, di cui sono un ammiratore, rappresenta per il sottoscritto il classico “valore aggiunto” della situazione, ma complessivamente mi sento di consigliare “
Brave new world” a tutti gli estimatori di TNT, Treat, Glory, Leverage e Royal Hunt, che, sono sicuro, troveranno tra questi solchi materiale adatto ai loro palati musicali.
Nulla di particolarmente “sconvolgente”, sia chiaro, eppure un notevole gusto melodico e un’adeguata varietà espressiva, da aggiungere alla consueta perizia tecnica svedese, rendono il disco un ascolto alquanto gradevole, da “consumare” senza evidenti controindicazioni.
Tra i momenti più efficaci del programma si segnalano “
Forget me not”, “
Blame it on love”, “Synchronistic” e la contagiosissima “
Open your heart”, per poi indirizzare significative note di merito pure a “
My disease”, all’intensa “
The key” e all’
anthemica “
We are unbreakable”, in cui fanno capolino addirittura i Queensryche.
Rilevando in conclusione l’ottimo lavoro di
Janne Stark (Merryweather Stark, Overdrive, Locomotive Breath, Grand Design) e
Mikael Rosengren (Heartwind, Token, Scudiero) ai rispettivi strumenti, collochiamo i
Constancia nele zone medio-alte delle gerarchie melodiche internazionali, tra i nomi magari non ancora del tutto attrezzati per aspirare alle posizioni di vertice e tuttavia non lontanissimi dall’ambizioso obiettivo.
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