Copertina 8

Info

Genere:Punk
Anno di uscita:2002
Durata:43 min.
Etichetta:Lunasound
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SECOND SKIN
  2. SLOW MAMA
  3. YR GONNA GET IT
  4. BLOWN AWAY
  5. HOT GRUNDIES
  6. WONT LET GO
  7. STRANGE LIFE
  8. CUT IT OUT
  9. 20*20
  10. EYE ON YOU
  11. YR FRIEND
  12. UNDER THE RIVER

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La scena underground è in continuo fermento, schegge impazzite sbucano da ogni parte del mondo per proporre nuovi ed interessanti punti di vista sull’eterogeneo heavy rock. I Black Moses sono inglesi, ostentano un look quasi da rock’n’roll band, a vederli sembrano tre pivelli in libera uscita. Ma non lo sono. James Jones è stato l’anima dei Thee Hypnotics, psych-band con una decina d’anni di carriera, una certa influenza sul movimento grunge ed alcuni successi di nicchia, Graeme Flynn stava nei Penthouse ed anche Chris Buncall vanta presenze in formazioni sotterraneee del settore. In sostanza gente non di primo pelo. E questi tre tipi vengono fuori dal loro buco per pubblicare con naturalezza un discone pieno zeppo di intuizioni geniali, lontano anni luce dalle mode del momento (compreso lo stoner), dove convivono con disinvoltura groove, calore, acidità, hard rock, rythm’n’blues e perfino ammiccamenti al jazz. Direi che non c’è male! L’unico gruppo attuale a cui mi sento di accostarli, vista la loro particolarità, è quello degli americani Core, anche loro un trio che fa della sperimentazione e dell’apertura mentale una carta vincente. “Emperor deb” è davvero un caleidoscopio di idee e suoni, ogni brano mostra un aspetto diverso dagli altri, ogni traccia possiede una sua personalità ed un suo fascino, senza che questo lo faccia diventare un album dispersivo, anzi tutt’altro. Le canzoni, sempre moderatamente brevi e concise, hanno un filo comune che le lega, il taglio ipnotico, sincopato, che invade mente e fisico di chi ascolta, senza mollare mai la presa dall’inizio alla fine. Proprio all’inizio è posto il brano che più si avvicina allo stoner, “Second skin”, comunque contaminato da morbida psichedelia, ed è quello che mi ha maggiormente richiamato i succitati Core. Ma già dalla seconda “Slow mama” entrano in gioco venature funky-blues e melodie magnetiche per un particolare groove formidabile. Su questo piano, ma ben distinte, possiamo mettere anche “Hot grundies”, un hard rock blues molto acido, vagamente stile Grand Funk, il favoloso boogie delle paludi “20*20” che infiamma nel delirio chitarra / armonica, ed la soffocante, stordente, “Yr friend”. C’è anche un aspetto garage-rock di ispirazione Stooges / Mc5, ben rappresentato dalle toste e veloci “Yr gonna get it”, “Under the river” e dall’hard rock sporco e ruvido “Eye on you”. Ancora più raffinato l’heavy psych “Blown away”, aperto dal basso pulsante, intenso, sul quale si innestano la chitarra rovinosamente distorta ed il canto suadente per un brano che è un piccolo gioiello. “Wont let go” è invece la più sperimentale, un ritmo asfissiante che sfocia nel finale diviso a metà tra la lead ed un sax deragliante (!). Forse l’apice dell’album. Peccato per una “Cut it out” un po’ anonima e per la ballad acustica “Strange life”, gradevole stile Neil Young, ma fuori dal contesto generale, d'altronde non si può pretendere l’impossibile…
Pare proprio che i debutti fulminanti escano a velocità vertiginosa, soltanto in casa Lunasound in pochi mesi abbiamo avuto i southerns Backdraft, il debordante power trio Gorilla, e adesso gli splendidi Black Moses. Sono tranquillo, se va avanti così la grande musica rock per la mia vecchiaia è assicurata! Disco da non perdere.

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