Ed eccomi qui a trattare il tanto atteso nuovo album dei
Carcass a ben otto anni dal precedente che ne sancì la reunion.
Questo disco va ascoltato numerose volte perché è meno immediato, ci sono meno melodie ed è più pesante del buon
Surgical Steel targato 2013.
C’è da dire che a differenza del discreto assaggino dell’Ep rilasciato ad Ottobre 2020 il nuovo album è un concentrato di metal estremo con idee più concrete e meglio focalizzate.
Basta guardare la copertina per rendersi conto che l’humor della band di Liverpool è rimasto inalterato ed è presente anche nei titoli dei brani e non solo.
Si parte col botto con la sparatissima titletrack; velenoso pezzo che prende il via in maniera sincopata per poi diventare un proiettile death metal.
La voce rasposa di
Jeff Walker è una sicurezza come i riff serrati della coppia
Steer/
Draper, il tutto condito da interventi in blast beat e con un solo fumante.
“
Dance of Ixtab (Psychopomp & Circumstance March No.1 in B) “, dal titolo nonsense è un pezzo che avrebbe potuto stare benissimo su “
Swansong”.
Il tiro è hard ma riletto nell’ottica estrema e lubrificato a dovere; io sinceramente lo adoro per la costruzione dei riff in odor di blues e per quel solo caldo e potente.
Ma si ritorna a colpire durissimo con “
The devil rides out” (che riprende un titolo della casa di produzione cinematografica horror inglese
Hammer); brano intenso di puro death metal serrato e senza pietà con sfuriate aggressive e melodie azzeccate nei solos.
Un plauso anche per il bassista e vocalist, la prestazione è potente, aggressiva e comprensibile.
Menzione d’onore va alla lunga “
Flesh ripping sonic torment limited”; introduzione acustica quasi progressive, poi ecco il ritmo sincopato del quartetto con un gran bel riff stoppato.
Cavalcata serrata che ti spinge a fare headbanging, il chorus è coinvolgente e nonostante la lunghezza di oltre nove minuti è una giostra che non fa tirare il fiato; le chitarre fanno bella mostra nei solos caldi, melodici e che hanno un feeling intenso.
“
Wake up and smell the carcass/ Caveat emptor”, ha un ritmo all’inizio ciondolante per poi diventare un up tempo con chitarre compresse dai riff serrati però con aperture melodiche e intrecci acustici.
I solos infuocati rendono alla grande e si sente la bravura del batterista
Daniel Wilding che picchia come un fabbro ma sa anche cesellare adeguatamente il tocco.
Abbiamo dovuto aspettare un po' per questo settimo album ma l’attesa è stata ripagata ampiamente, bentornati
Carcass!
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