Che cos'è il genio?
È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione.(Amici miei)
Che cos'è la gloria?
Fama grandissima, onore universale che si acquista per altezza di virtù, per meriti eccezionali, per atti di valore, per opere insigni.(Treccani)
Che cos'è la Gloria?
Metal.it(Metal.it)
Parto così, sull'onda dell'improvvisazione, per parlarvi di un disco e di un gruppo che a definirli semisconosciuti gli si fa un complimento.
Di gloria quindi nemmeno a parlarne, e di genio, onestamente, non ce n'è molto, però la celeberrima citazione del Perozzi (spero di non dovervi dire di cosa sto parlando) non mi dispiaceva come lancio della recensione per arrivare al terzo e fondamentale concetto, la Gloria, che ritengo presente in abbondanza in questa piccola ma luminosa gemma che il nostro sommo Graz assocerebbe senza timore all'adagio a lui più caro:
i vecchi tempi sono i bei tempi.
I
Vanguard nascono nel 1982 in Svezia (il monicker inizialmente scelto è Poleaxe) ad opera del chitarrista
PeO Axelsson e del bassista
Mickael Andersson; la formazione si arricchisce in breve tempo dei due fratelli
Wernborg,
Sven-Eric (chitarrista) e
(cantante) e, pur in assenza di un batterista, i quattro iniziano a farsi le ossa nel garage di casa Wernborg; il completamento della line-up avviene qualche mese dopo grazie all'innesto dietro le pelli di
Eric Lindesvard e con l'avvicendamento ad una delle chitarre tra il fondatore Axelsson e
Stefan Rosell: a questo punto manca solo il cambio di nome in Vanguard, che avviene nel 1983.
La consueta gavetta e la pubblicazione di un ep consentono alla band di crearsi un suo seguito ed attirare l'attenzione, tanto da arrivare ad aprire per gli Heavy Load (non proprio gli ultimi scappati di casa) in alcune date dal vivo, però sul medio e lungo termine il progetto non decolla e, col passare del tempo, i nostri eroi finiscono per eclissarsi progressivamente tra le pieghe di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.
Il disco in mio possesso è il frutto della sapiente e meritoria operazione di recupero compiuta dalla SonicAge Records, che ha ripescato dagli abissi 8 tracce incise dagli Svedesi nell'arco di meno di 5 anni (le prime 4 componevano il suddetto ep e sono state rimasterizzate per l'occasione, la 5^ trovava posto in una compilation, la 6^ e la 7^ in un demo del 1987 e l'ultima è una cover del superclassico
Sugar Sugar degli
Archies) e le ha assemblate dando forma al prodotto finito, che rappresenta una delle perle della pregevole collana Cult Metal Classics.
Nota di merito va senza dubbio assegnata al booklet, in cui si ripercorre la storia della band e soprattutto trovano posto alcune fotografie che toccano picchi di suggestione inenarrabili.
In conclusione: se non vi bastano titoli quali
H.M. Paradise,
Beast On The Run e
Lady Of Madness, se non sono riuscito del tutto a rievocare un'epoca ed un'atmosfera irripetibili e fondamentali per l'intero metal, se semplicemente (e legittimamente) non vi fidate, premete play sui due video a fine recensione.
Qualora rimaneste ancora indifferenti a questa musica, a queste immagini, ad una purezza e ad una magia che alle mie orecchie e ai miei occhi risultano di un'evidenza abbacinante, perdonatemi fin d'ora ma mi costringerete a pensare che probabilmente avete perso quella cosa lì.
Lode eterna alla Gloria.
Recensione a cura di
diego
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