"Argent Moon" - edito dalla inseparabile Century Media Records - è solo il terzo EP nella ultraventennale carriera dei finnici Insomnium dopo "Where the Last Wave Broke" del 2003 ed "Ephemeral" del 2013.
Un evento raro quindi, nato in circostanze altrettanto inconsuete quali l'imprevedibile sviluppo degli ultimi due anni di vita sul pianeta terra: dopo aver appreso degli inevitabili annullamenti di tutte le attività dal vivo all'inizio del 2020 i ragazzi guidati da Niilo Sevänen hanno deciso che avrebbero regalato nuova musica ai propri fans.

E' questa la genesi delle 4 tracce del dischetto giunto in redazione in questi ultimi giorni d'estate: un lavoro intimo in cui gli Insomnium condividono con il loro pubblico l'oscurità, il disagio, le angosce di un periodo di cui ancora oggi non vediamo la fine.
"Lavorare su alcuni brani pesanti è stato quasi come una terapia salvavita per noi", sono parole del chitarrista e per questa volta anche autore di alcune parti vocali Markus Vanhala.
Musicalmente le canzoni sono nell'ormai inconfondibile stile (che personalmente - ma chi legge le mie elucubrazioni lo sa - adoro) del quintetto di Joensuu e condividono lo spirito che pervadeva l'eccellente "Heart Like A Grave" ma con un'attenzione maggiore alle linee melodiche ed ai suoni, mantenuti il più possibile "veri" evitando (anche grazie all'eccellente lavoro dello storico collaboratore Teemu Aalto al suo Music Productions Studio) batteria triggerata, chitarre riamplificate e passaggi troppo moderni e compressi.

"Argent Moon" è pura, disperata, malinconica magia dal profondo Nord; è il manifesto firmato Insomnium del doom/death melodico, è l'ennesima dimostrazione della grandezza di questa band che viene raramente citata tra i grandissimi nonostante da oltre due decenni mantenga una qualità media nei propri dischi da far impallidire realtà assai più celebrate.
Ma come spesso accade in questo mondo, "nessuna buona azione resta impunita", perciò ancora una volta di quanto sia eccezionale la musica degli Insomnium finiranno per raccontarselo i soliti quattro gatti.

Insomnium - "The Conjurer"