Negli anni ’80, anni a dir poco accademici per il rilancio della musica che i
Legs Diamond contribuirono per primi a creare, ci fu una bella compilation edita, se la memoria non m’inganna, dalla
Music For Nations (tra l’altro doppia), che ribadiva l’importanza capitale di bands come
Angel,
Straz e, appunto, Legs Diamond.
La band era originaria di Los Angeles e curiosamente prese il nome da un famoso gangster anni ’20 di Chicago ed ebbero, ancor in modo più bizzarro, un seguito maniacale da culto presso San Antonio, Texas, dove non a caso venne immortalato il loro unico album dal vivo: ‘
Captured’. La carriera dei Diamond è divisa in due tronconi netti; il primo consta dei tre classici albums: l’omonimo del ’77, il secondo, questo ‘
A diamond is a hard rock’, dello stesso anno (!! ) e ‘
Firepower’ di un anno più tardi. La band licenzierà un altro album mai pubblicato all’epoca e recuperato negli anni 2.0 col nome fittizio ‘
Uncut diamond’. La seconda parte della storia dei Diamond narra che la band continuò a suonare nei clubs di L.A., ma all’epoca dell’esplosione di
Dokken e
Ratt si trovò senza contratto discografico e per un breve periodo si ribattezzarono
Rag Doll, probabilmente per il fatto che il cantate originale
Rick Sanford ed il funambolico chitarrista
Roger Romeo erano fuori dalla band, il primo sostituito alla voce dallo sconosciuto, ma bravo,
Timothy Eaton. Due brani dei Rag Doll finirono infatti nella compilation ‘LA’s hottest unsigned rock bands’ dell’83 (con loro i più ‘famosi’ erano i Rough Cutt), curata dal management della moglie di R.J.Dio.
L’anno successivo Sanford, che invece è semplicemente unico e stratosferico, torna nei ranghi e i Diamond danno alle stampe un altro classico album: ‘
Out on bail’. Ho optato per ‘A diamond is a hard rock’ perché è un classico intramontabile di come interpretare il suono dei Deep Purple negli Stati Uniti e più che la tuonante title e opener-track, è la successiva ‘
Waiting’ con il suo andamento sincopato e piena zeppa di hammond a suggerire senza neanche troppo sforzo la similitudine con la band di ‘In rock’. La produzione del platter è affidata ad
Eddie Leonetti ed il sound esce secco e diretto, senza fronzoli, come solo una pura hard rock band sa scrivere e ‘
Long Shot’ e, soprattutto, ‘
Evil’ colpiscono dritte laddove batte il cuore di questo superbo lavoro. ‘
Woman’ è più rilassata e sembra il follow-up di ‘
RnR man’, brano inserito nel debutto e, a mio avviso, leggermente inferiore a quest’ultimo. Per il resto la band rimane in bilico tra il Purple sound e l’hard rock americano di bands a loro contemporanee, come
Montrose e
Y&T. I Legs Diamond sono stati tra i più sfortunati dal punto di vista di notorietà e vendite, ma non hanno mai sbagliato un album, forse, solo parzialmente, ‘
The Wish’ ironia della sorte.
Se vi capitano tra le mani i vinili non perdete l’occasione di fare vostro questo vero e proprio culto; altrimenti potete puntare sulle edizioni remaster dell’ottima Rock Candy, la quale ha aggiunto diverse extra-tracks inedite.
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