Forti di una carriera trentennale, gli alfieri del doom finnico
Skepticism tornano a distanza di sei anni dalla pubblicazione del precedente
“Ordeal” con questa nuova fatica intitolata “
Companion”, lavoro che, è bene dirlo in apertura di recensione, non fa altro che dimostrare come il quartetto sia ancora in possesso di una classe cristallina e di una solida identità.
Con “
Companion” ci troviamo fra le mani un lavoro costituito da sei brani medio/lunghi, che spaziano fra le sfumature di un doom dai connotati solenni ed epici, tanto vicini a spiritualità pagane e ancestrali (datemi del matto ma ci si sente qualcosa di ciò che fecero i conterranei
Amorphis in “
Tales from thousand lakes”) quanto lontani da un immaginario di decadenza e malinconia a cui spesso viene associato questo genere.
“
Companion” è quindi un lavoro fatto di immagini in musica con il growl profondo del singer
Matti Tilaeus a condurre l’ascoltatore in questo lontano mondo boreale. Prendete l’introduttiva “
Calla” (un piccolo gioiello di epicità cavalleresca) o la successiva “
Intertwined” e “osservate” come il tappeto di note tessute dalle tastiere di
Eero Pöyry si intersechi, compenetri alla perfezione con quelle suonate del chitarrista
Jani Kekarainen per comprendere la bravura degli
Skepticism.
Con la successiva, “
The march of the four” - la più lunga del lotto coi suoi oltre dieci minuti di durata - i toni si fanno invece più drammatici, se non proprio più crepuscolari, sfiorando quasi il britannico gothic tragico di metà anni 90, riemergendo solennemente nella sua parte finale per infine chiudersi con le sonorità con cui era iniziata.
“
Passage” è più dura delle precedenti, più spigolosa sostenuta principalmente da un ritmo estremamente cadenzato in cui la pesantezza del suono della chitarra a malapena viene smorzata dai riverberi dei passaggi sinfonici. A mio avviso il pezzo più debole di “
Companion”.
Il triste arpeggio iniziale di “
The inevitable” sembra condurci verso degli
Skepticism in quale maniera più intima, ma ben presto il brano si ravviva recuperando il mood epico che ha caratterizzato la prima parte - o lato A – del disco.
“
Companion” si chiude con
“The swan and the raven”, un pezzo che si basa su una forte tensione emotiva che si pacifica nella sua parte finale.
Musica che ben introduce la stagione autunnale e che sarebbe un peccato fosse oggetto delle attenzioni solo di una parte di voi.
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