Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:50 min.
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. NAUNET
  2. SNAKESKIN DRAPE
  3. LEAH
  4. THE SEER
  5. SHE KNOWS
  6. TULSI
  7. WHITE STAINS
  8. DA TARIKI TARIQAT

Line up

  • Sara: vocals
  • Alberto: lead guiters, piano
  • Mark Sade: bass, guitars
  • Mistyr: drums

Voto medio utenti

Due anni fa uscì Belfry, l’album di debutto di una band (allora) sconosciuta, i Messa. Affascinato dall’iconica copertina, e incuriosito dalla recensione del buon Marco Pezza, decisi subito di acquistare l’album a scatola chiusa, come si faceva una volta. Quando mi arrivò il vinile a casa mi ritrovai tra le mani un album a dir poco strepitoso, che tutt’ora riascolto con immenso piacere. Questo preambolo per farvi capire che quando ho scoperto che i nostri stavano per pubblicare il suo successore, subito mi sono mobilitato per accaparrarmi la recensione, e quindi eccomi qui…

Perché dico che i Messa sono strepitosi? Semplice, perché nel marasma generale di band fotocopia i veneti hanno un’immensa personalità che traspare da ogni singola nota dei loro lavori in studio. Capacità compositive non comuni si uniscono ad un gusto armonico incredibile, oltre che ad una perizia tecnica non indifferente. Ma non sono certo questi gli aspetti peculiari del loro sound, in fondo sto parlando fin’ora di caratteristiche comuni a decine di band. La cosa che mi appassiona e al tempo stesso stupisce di più, è la loro assoluta capacità di emozionare l’ascoltatore, il tutto utilizzando soluzioni che non ho problemi a definire minimali. Ogni brano non è mai esagerato, ogni strumento è sempre ben dosato e inserito solo quando è il caso di farlo. I nostri non hanno bisogno di puntare tutto sui chitarroni distorti (che comunque sono presenti) o sulle solite abusate melodie, perché quando uno sa cosa sta facendo può farlo anche con poche note messe al punto giusto.

Come si arriva a tutto ciò? Con tanta sapienza musicale, e soprattutto con il coraggio di osare. La definizione doom metal, infatti, secondo me sta stretta ai Messa. Se è vero che questo è l’ambito di riferimento entro il quale i nostri si muovono, e le trame cupe che tessono sono qui a dimostrarlo, è altrettanto vero che le influenze che arricchiscono il loro sound sono molteplici, a partire da quelle più seventies, che si mescolano senza soluzione di continuità a sperimentazioni più moderne (Ulver), senza dimenticare un certo gusto melodico tutto italiano e l’utilizzo di strumenti poco convenzionali in ambito metal, come il sassofono che viene sapientemente inserito in “Tulsi”. Se a tutto ciò aggiungiamo la stupenda voce eterea di Sara, che riesce con grande classe ad arricchire ogni singolo passaggio, potete ben capire che ci troviamo di fronte a musicisti di un altro livello.

L’alternarsi di pause, a volte quasi silenzi, a parti più vigorose, tiene sempre alto l’interesse dell’ascoltatore, che non sa mai cosa potrà succedere di lì a pochi secondi. E pensare che il primo brano vero “Snakeskin drape” mi aveva leggermente deluso, troppo lontano dallo stile del gruppo, troppo moderno rispetto a quanto ci avevano abituati a sentire. Per fortuna dalla successiva e stupenda “Leah” le cose riprendono il proprio corso ed è un susseguirsi di emozioni enormi, che proseguono nella già citata “Tulsi”, nella lentissima “She knows” e culminano nella struggente strumentale “Da tariki tariqat”, che mette il sigillo ad un album a dir poco stupendo.

A livello emozionale forse gradisco leggermente di più il debutto, ma razionalmente non posso che affermare che questo nuovo “Feast for water” è una spanna più su a livello compositivo, ed è sicuramente molto più maturo del precedente. Ci riconsegna una band in crescita esponenziale, che se continuerà a maturare con questa assurda velocità ci farà ascoltare una serie di capolavori che resteranno impressi nella storia del doom mondiale. Quello che manca ora è un vero e proprio salto fuori dai confini nazionali, perché le band che vanno avanti senza un reale valore artistico sono tantissime, troppe oserei dire, lasciare che questo non accada a chi veramente lo merita sarebbe veramente un errore madornale, oltre che un vero e proprio sacrilegio…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 apr 2018 alle 19:00

Allora, dopo aver ascoltato il dischetto sono parzialmente d'accordo con Rob Sicuramente i Messa hanno dalla loro l'originalità della proposta, però questo secondo lavoro è, per me, inferiore al primo Non mi ha dato le emozioni, il mood, il senso di oppressione catacombale del primo, è meno Doom e Metal, l'ho trovato troppo"sperimentale"

Inserito il 17 apr 2018 alle 09:10

Troppo buono, Rob😁 Comunque grande band tricolore, assolutamente

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