Cerco di non farmi mai influenzare dalle note allegate ai promo che arrivano in redazione, ma devo dire che stavolta
InsideOut Music è stata più illuminante del solito.
Il nuovo album dei francesi
MolyBaron (che in realtà l’etichetta di
Thomas Waber ha solo ristampato) è davvero un “frullato” di Muse, System Of A Down e Alter Bridge, con il piede costantemente pigiato sull’acceleratore, scelta coraggiosa che però alla lunga stanca un pochino le orecchie (almeno le mie).
La voce di
Gary Kelly - irlandese di nascita - rievoca costantemente Serj Tankian, ed è protagonista assoluta negli episodi più tirati come l’introduttiva
“Animals” o la cadenzata
“Something For The Pain”.
“Slave To The Algorithm” è quasi prog nel rifframa, mentre le influenze di Bellamy e soci si fanno sentire sia in
“Lucifer” che in
“The Lighthouse”.
Momenti spigolosi (
“Prosperity Gospel”) si alternano a brani più feroci (
“The Hand That Feeds You”, “Twenty Four Hours”) ma meno sorprendenti, prima della conclusiva e riuscita
“Ordinary Madness”, impreziosita da misurati accenni tastieristici.
Solidi e compatti, forse anche troppo.
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