La svedese
Blood Harvest è una di quelle label che regolarmente ci invia questo tipo di uscite, ed a questo giro la ruota si è fermata su un interessante split EP di durata superiore alla media (sforiamo i trenta minuti) che vede protagoniste
Blood Spore, Coagulate, Soul Devourment e
Gutvoid.
I
Blood Spore sono già comparsi su queste pagine, li abbiamo già incontrati ai tempi del loro demo “
Fungal warfare upon all life” e lo scorso anno in un'altra compilation della
Blood Harvest con il brano
“Dreading the mycelial mask”. Questa volta sono presenti con
“Olfactory Cordycipitaceae Ingress” – titolo che fa molto Carcass old style- canone dalla durata importante (oltre nove minuti) in cui la band ci dice che si sta movendo a grandi passi verso lidi death/doom con sonorità che puntano forte sulla componente orrorifica e macabra piuttosto che su un riffing tagliente e ipnotico. In questo senso l’influenza luciferina di marca
Incantation ha fatto più che un adepto nel corso degli anni. Il brano è gradevole all’ascolto, scorre come se fossimo nel 1992, segno che i
Blood Spore stanno pian piano maturando.
Secondo giro di danze con gli statunitensi
Coagulate con un brano altrettanto lungo dal titolo ancora più lungo
“Up from the Vats (Coalescence of Metamorphic Human Flesh Within a Gelatinous Fetal Stew)”. Anche in questo caso siamo difronte ad un death metal anni 90 di stampo americano con punti di contatto con i
Resurrection ed
Autopsy, con growl molto gutturale, batteria che propone continui cambi di ritmo ed utilizzo di scale armoniche per ricreare un effetto ipnotico. Non male, da risentire con più brani a disposizione.
I
Soul Deovurment con
“Veneration of the ascended” puntano invece su un death più dinamico e sostenuto di derivazione floridiana dei primi anni 90. Chiari i riferimenti, con le dovute proporzioni, a
Massacre e
Death. Con un cantato meno profondo e più tirato ci sarebbero stati punti di contatto anche con i
Master.
Chiudono l’EP i canadesi
Gutvoid che con
“Murmurations from twilight bodies” ci riportano su lidi più vicini ai
Demilich. Ritmiche molto chiuse e serrate fanno da base a chitarre vibranti che si cimentano in arpeggi ora contorti, ora spettrali (con una strizzatina d’occhio alla melodia) con buoni tempi di gestione dei passaggi da parte della band che mostra di essere molto matura e pronta per fare qualcosa di più importante.
“Four Dimensions of Auditory Terror” dimostra di essere un buon veicolo promozionale per le quattro band coinvolte possedendo con una profondità che non sempre troviamo in uscite dello stesso settore e che è in grado di soddisfare il palato dei deathmetallers più incalliti.
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