Eccomi qui a distanza di ben due anni a tornare a parlare della creatura solista del buon
Gaahl.
Devo avvisarvi che questa band non ha nulla a che fare con le esperienze black metal del frontman norvegese, anzi pur toccando lidi estremi, è sicuramente agli antipodi delle sfuriate tipiche del genere.
Ecco che con questo Ep lungo il nostro ci da un antipasto di come potrebbe essere il nuovo full lenght, più riflessivo e malinconico.
Basta sentire la lunga opener “
The seed” di ben nove minuti per capire la direzione del nostro; composizione acustica dove gli accordi di chitarra prendono spunti folk e la voce del singer è un sussurro lontano.
A impreziosire il tutto, un tappeto atmosferico di tastiere ad opera dell’ospite d’eccezione in questo lavoro, ovvero
Iver Sandoy degli
Enslaved.
Il secondo brano e titletrack è un possente doom, fatto da chitarre spesse e melodie umbratili.
Il timbro del frontman è pulito e on eccede mai in screaming, anzi si mantiene su un livello emotivo crepuscolare.
Con il terzo atto “
The dwell” si accelera un pochino ma poco soltanto all’inizio perché il tutto poi sfocia in un mid tempo scurissimo dai toni dark/ goth con un bel chorus, la chitarra si regala anche un discreto assolo.
L’ultimo brano sembra ispirato al “maledetto”
Nick Cave per il tono ed il mood; brano oscuro e amaro condotto da arpeggi di chitarra e la voce bassa, quasi narrante, una discesa nel buio dell’anima.
Un bel mini non c’è che dire, un assaggino gustoso adatto al periodo in corso che apre spiragli sul corso solista dell’ex singer dei
Gorgoroth.
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