E ci risiamo.
Per farvi capire la coerenza e la 'sincerità' di bands come gli
Ad Infinitum, vi basti questa frase estratta dal comunicato stampa:
Questa volta la band ha deciso di autoprodurre l’album e di rinunciare a qualsiasi influenza di un produttore esterno durante il processo di scrittura. Il quartetto ha collaborato con il compositore Elias Holmlid e Jacob Hansen (VOLBEAT, EPICA, AMARANTHE e molti altri). Quest’ultimo si è occupato delle registrazioni vocali e del mixaggio, post-produzione e mastering.
Vabbè, devo aggiungere molto altro? Siamo su un grado 8 su 10 della
Scala Amaranthe, e i cliché ci sono tutti: voce femminile accoppiata a bella presenza, che viene sfruttata ed abusata in video, foto promo, dappertutto (figuratevi che gli altri tre sono pure costretti ad indossare una maschera, per dire); base power metal ipercompressa, con tastierine simil-elettroniche a laccare il tutto; il chitarrista ovviamente si occupa di sporadici growls con la potenza espressiva di mio cugino Alfonso dopo il pranzo della domenica; produzione compressissima, tipicamente Napalm, manco a dirlo, brani tutti uguali ed intercambiabili, ed ovviamente una versione orchestrale di un brano e due strumentali, per fare bonus ed allungare il brodo.
Capisco, e ormai mi sono arreso all'idea, che esista un florido mercato per questo genere di musica. E mi può star bene, il business è business e bisognerà pur lavorare. Ma, per favore, non chiamatelo Heavy Metal.
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