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Khemmis sono una creatura mutante in grado di evolversi, variare diversi aspetti del proprio suono disco dopo disco e capaci di creare una girandola di emozioni all’interno della stessa canzone. Il loro superpotere è l’emozione.
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Khemmis sono arte, non lo scopriamo certamente ora, ma è sempre bello avere delle conferme.
Per il nuovo
Deceiver, quarto lavoro della band del Colorado, possiamo tranquillamente parlare di progressive doom, qualsiasi cosa possa significare. Etichette a parte, su questo album possiamo trovare del solido doom metal alternato a doom-death, parti progressive di stampo moderno, un tocco di heavy classico, il tutto veicolato in modo naturale attraverso una carrellata di emozioni che investe l’ascoltatore e che passano dalla malinconia, all’epicità, alla rabbia, al romanticismo, alla decadenza.
Avrete capito che l’ascolto di Deceiver non è da prendere alla leggera, gli va dedicata calma ed il giusto tempo in modo da entrare in contatto con la sua essenza e farsi cullare tra i saliscendi emozionali che gli americani sono in grado di creare.
Nonostante un’indubbia complessità compositiva, l’ascolto scorre fluido senza MAI dare la sensazione di “troppo” (troppo pesante, troppo complesso, troppo lento) ed è un piacere lasciarsi investire dalle sue note che hanno l’effetto di una cascata rigenerante. Probabilmente l’abbandono del bassista ed il fatto che i Khemmis siano rimasti un trio ha dato maggior coraggio e coesione alla band permettendo loro di osare qualcosa di più a livello compositivo. Hanno infatti un’abilità pazzesca nel capire il momento giusto in cui inserire una variazione prima che una sezione diventi troppo monotona, sanno sempre quando fare i giusti stacchi, quando cambiare atmosfera, quando alternare pulito e growl, elettrico e acustico. Non hanno bisogno di orchestrazioni, voci femminili, spoken words o altri stratagemmi per rendere la loro musica interessante: in tre hanno la potenza del tuono e la delicatezza di una lacrima che solca il viso.
Deceiver è un'altro centro, il quarto di fila, in una carriera che non ha un solo punto debole e che fa dell'eccezionale la normalità.
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