La fenice rinasce sempre dalle sue ceneri, com’è successo alla band del batterista e frontman americano.
Scontento di come stavano andando le cose in casa
Absu, il buon
Proscriptor ha deciso di porre la parola fine al tutto per ripartire da zero col suo nuovo progetto solista ma che porta all’interno il DNA della band originaria.
Il quartetto debutta così per la polacca
Agonia ed è un viaggio estremo tra esoterismo e spunti progressive.
L’opener dal titolo lunghissimo “
Amenta: Accelerando: Azyn including hierophantasmal expounder”, è introdotta da un crescendo ritmico ad opera del batterista ideatore del progetto; ma non è fine a se stesso, qui non è rumorismo perché se si ascolta bene le rullate sono calcolate al millimetro.
Poi si viene devastati da un black/ thrash con blast beats e tocchi imperiosi uniti a riffing serrati e vocals acidissime; sul finale si ha persino un solo melodico.
L’influenza thrash non lascia nemmeno la seconda composizione “
Esoterically excoriating the exoteric”, che per certi versi ricorda qualcosa dei
Voivod.
Trama complessa e tecnicamente ineccepibile con accelerazioni, sfuriate in blast beats, riffing dissonanti auniti ad un tappeto atmosferico di tastiere in sottofondo.
“
Mirroracles”, è devastante con un up tempo dalla leggerezza di uno schiacciasassi ma con un feeling intrigante.
La trama ritmica è complessa ma ha anche aperture melodiche epicheggianti in armonizzazione e un gran bel solo a condire il tutto.
“
Jupiter in Capricornus”, è la traccia più breve del disco; meno di due minuti, ma bastano a confezionare un brano pesante ed estremo.
Attacco in blast beats e grande lavoro di batteria con tempi spezzati e tellurici mentre i riffing sono in controtempo sul filo del prog/ thrash metal.
La conclusiva “
Every watchtower within is the axis of a watchtower without including totemic thresholds”, è un brano dinamico di black/ thrash serratissimo con rullate condite da sfuriate al calor bianco.
Le tastiere svolgono una trama atmosferica che è udibile in sottofondo; all’improvviso arriva il colpo prog che non ti aspetti, un uragano ritmico con delle tastiere floydiane che si infrangono sul finale su un tappeto acustico.
Gran bel debut veramente; il disco anche se mantiene alta la sua tecnica strumentale non è freddo ma risulta violento ed implacabile, ciao
Absu e benvenuti
Proscriptor McGovern’s Apsu!
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