Da dove poteva venire questa nuova, ennesima, female-fronted symphonic metal band? Ma dall’Olanda, che domande! Eppure, questa volta, il mio Amaranthometro se ne è stato buono buono, perché qui i debuttanti
Manora mi hanno riportato davvero da altre parti; in particolare, verso i primi Delain (R.I.P.), i Within Temptation, ed un approccio generalmente più metal, seppur costruito intorno ad una soave voce. La suddetta soave voce, questa volta, è quella di
Mirte van der Ham, che ha un timbro dolce e un filo sottile, ma che regge bene sulle strutture proposte dai suoi compagni d’arme. E di base, il power metal è di casa nelle composizioni dei Manora (a proposito, il monicker non significa assolutamente niente, per bocca dei fondatori, è stato solo scelto tra una pletora di candidati perché suonava bene…), complice una sezione ritmica serratissima, una chitarra che lavora bene in fase di riffing e si risparmia un po' sui solos, e un comparto tastieristico che non esagera mai, seppur ben presente.
Ovviamente non mancano ammiccamenti ai Nightwish e affini, tra cori di bambini, suoni angelici e atmosfere favolistiche che vengono suggerite, ma mai imposte con la forza. Brani come quelli che sentirete nei singoli, ma anche “
Break Your Fall”, e molte altre, vi daranno la sensazione di una band forse un pelo acerba, ma che decisamente può raccogliere l’eredità di gruppi morti, o morenti, o che dovrebbero da morì. Per essere un debutto, non male davvero.
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