Pur essendo alla loro terza uscita discografica, dopo l'EP "Bloodlines" (2014) e l'esordio sulla lunga distanza "Creation" (2016), è la prima volta che incrocio la strada con gli
Psychoprism. Ad ogni modo, scorrendo le note biografiche mi accorgo che un paio di musicisti non mi sono del tutto nuovi, infatti, nella formazione statunitense militano il chitarrista
Bill Visser, che ricordo negli Operatika, e
Kevin Myers, ex batterista dei Gothic Knights e dei Cypher Seer. Certo, i due si portano dietro qualcosa dalle passate esperienze, vista anche la loro incisività all'interno dei vari brani che compongono "
R.I.S.E.", ma non credo di sbagliare nell'indicare il cantante
Jess Rittgers come il musicista più rappresentativo degli
Psychoprism.
Rittgers ricorda spesso e volentieri Geoff Tate, e soprattutto ben si adatta al Power Metal dei nostri, che attinge sia dallo US Metal sia dalla scena europea, quest'ultima tirata in ballo dal chitarrismo di un
Visser in grande spolvero e dalle tastiere di
Adam Peterson, visto che entrambi sembrano guardare con attenzione anche in direzione di Stratovarius e Sonata Arctica, come si può rilevare, ad esempio su "Faultline". Tutto questo fa di "
R.I.S.E." un album vario e ricco di spunti, con brani più (la maggioranza) o meno (pochi a dire il vero) riusciti.
Della prima categoria fanno sicuramente parte la dirompente "
Struggle", con un determinato
Rittgers bravo ad ergersi su una ritmica ben presente e a sfidare
Visser, che piazza il primo dei suoi lunghi e fluenti assoli, l'immediatezza di "
Moving Mountains" o l'irruenza thrashy (con tanto di growl vocals) di "
Turbulence". Non male nemmeno la bonus track, rifacimento di "
Friendly Fire" (dal precedente "Creation"), una power ballad emozionante e ottimamente interpretata.
Tra le canzoni che meno mi hanno convinto trovano invece posto la melodica "
Devil in the Details" che non riesce ad essere teatrale quanto, immagino, gli
Psychoprism vorrebbero, e che gira e rigira si aggroviglia troppo su se stessa, e la titletrack con quella sua brama di risultare accattivante (nel cantato di
Rittgers) e modernista (nei synth di
Peterson).
L'ago della bilancia pende, quindi, fortemente a favore degli
Psychoprism, cui dovreste dare per lo meno un'occasione: se la sono guadagnata sul campo.
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