I
Volbeat sono un gruppo che divide i fans.
C'è chi li considera un gruppo "leggero" e chi invece li colloca nella giusta considerazione di band che coniuga perfettamente melodia e durezza.
E' tutta una questione di equilibrio, basta intendersi su cosa aspettarsi da un gruppo nelle cui fila militano ex membri della death metal band dei Dominus e degli Anthrax. Se poi aggiungiamo che la loro musica è un mix fra heavy metal e rockabilly, ecco che a molti salta la mosca al naso.
Ma invece costoro dovrebbero ascoltare bene la loro musica - tra le poche originali nell'attuale panorama - e soprattutto l'ultimo disco "
Servant Of The Mind" che in alcuni brani picchia davvero duro, non bisogna essere Death Metal o grugnire per sfornare riff metal di prima classe!
Certo, la melodia la fa sempre da padrona in tutte le 18 canzoni ( dell'edizione deluxe ) ma come non apprezzare le bordate motorhediane di "
The Passenger", o i riff in puro Metallica-style post Black Album di "
Say No More" o di "
Shotgun Blues"?
Certo la verve rockabilly alla Elvis ( con tanto di emulazione delle vocals ) emerge prepotente nel frizzante r'n'r di "
Wait A Minute Girl" con un honky-tonky piano e sax, in "
The Devil Rages On" e in "
Domino" nelle quali abbiamo un rock anni 60' metallizzato.
"
Temple Of Ekur" , il brano di apertura, è un grande pezzo hard rock che si apre su un chorus cantabile ( come tutti quelli presenti sul disco, peraltro ), "
Dagen For" è una ballad bellissima cantata con Stine Bramsen, "
Becoming" è un potente metal che inizia velocissimo e poi si muove su coordinate melodiche, "
Mindlock" sarebbe potuta uscire da "Load" dei Metallica ( e l'amore per la band di Hetfield la troviamo anche nella cover di "
Don't Tread On Me"), "
Lasse's Birgitta" è un micidiale up-tempo in stile Metal anni'80, "
Return To None" è invece oscura e ricorda nel riffama i Black Sabbath dell'epoca Dio.
È veramente difficile chiedere di più ad un album così ricco, ben suonato ed ottimamente prodotto, top.