Ormai gli anni '80 si fanno sempre più distanti nel tempo, tanto che pure i miei ricordi iniziano a farsi confusi, tuttavia l'underground è sempre foriero di interessanti proposte che guardano con passione e coinvolgimento a quel periodo.
Dal mazzo ho estratto i
Mortal Soil, che hanno catturato la mia attenzione sin dal primo ascolto della loro "
Evil Strikes at Midnight".
Si tratta di un duo finlandese, che dopo un demo come Regal Force, è passato all'attuale denominazione, scelta anche come titolo del loro disco d'esordio, uscito per la
Underground Power Record.
Trentasei minuti di un sano e avvincente Heavy Metal, che come è immaginabile affonda le sue radici negli Eighties abbeverandosi alla lezione della N.W.O.B.H.M., con qualche rimando in più nei confronti di Angel Witch e Demon, anche se il pulsare del basso non può che far pensare alle galoppate tipiche di Steve Harris, vedasi ad esempio "
Sanctuary of Death".
Ma cosa ci mettono di loro i
Mortal Soil? Beh, innanzitutto un evidente entusiasmo, ma anche più che discrete capacità esecutive, infatti,
Nick Grave tratteggia con potenza e varietà le canzoni, mentre
Joel Burner se la cava egregiamente su tutti gli altri fronti, soprattutto al basso e nei riffs, mentre non riesce a essere esplosivo in fase solista e nelle vocals, dove spesso si limita al compitino.
Una breve intro e tocca a "
Her Demon Eyes" e a "
Devils in My Head", che ben rappresentano lo stile dei
Mortal Soil, un classico Heavy Metal con quella sensazione di inquietudine serpeggiante che mi ha fatto pensare ai Mercyful Fate (impressione ancor più marcata su "
Graveyard Dust") e un cantato misurato e pacato che mi ha ricordavo quello tenuto da Anders Zackrisson ai tempi dei Gotham City. La già citata "
Evil Strikes at Midnight" è veloce ed minacciosa allo stesso tempo, con
Joel Burner che piazza anche un buon assolo di chitarra, ed è stata giustamente scelta come singolo. "
Walls Were Built to Fall" e la conclusiva "
Forever in Absence" (impreziosita da insistiti arpeggi) sono invece maggiormente articolate, e promuovono anche le capacità compositive di
Joel Burner, nelle cui mani sta il destino dei
Mortal Soil.
Da tenere d'occhio, nel presente e per il futuro.
Metal.it
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