Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:41 min.
Etichetta:Pure Steel Publishing

Tracklist

  1. KILL THE DRAGON
  2. STARING AT THE STARS
  3. QUEEN OF SIN
  4. FALL FROM GLORY
  5. I AM OMEGA
  6. THE POWER OF EVIL
  7. THE FINAL STAGE
  8. DAWN CITY
  9. WORLD OF WIRES
  10. PATH OF FATE

Line up

  • Jvo Julmy: vocals
  • Adriano Troiano; bass, vocals
  • Remo Herrmann: drums
  • Ben Sollberger: guitars
  • Lorenz Laederach: guitars

Voto medio utenti

Dalla Svizzera, i Distant Past infrangono quella dichiarazione di neutralità che perdurava sin dal 1815 e si schierano in battaglia a favore del più classico Heavy Metal.

E iniziano subito con coraggio attaccando briga con un drago.
"Kill the Dragon" è piuttosto esemplificativa della proposta musicale dei Distant Past, un brano assolutamente Heavy Metal, dai toni e modi piuttosto demodé, anche nei suoni e che strizza un occhio a formazioni come Crossfire, Killer o ADX, comunque sempre guardando con curiosità e partecipazione alla NWOBHM.
E questo non deve stupire, infatti, gli svizzeri sono attivi sin dal 2002 per quanto in questi vent'anni abbiano realizzato solo quattro album, l'ultimo dei quali è proprio il qui presente "The Final Stage".
Le seguenti "Staring at the Stars" e "Queen of Sin" ribadiscono il concetto, con la seconda che si segnala per il buon contributo del batterista Remo Herrmann, mentre non entusiasma la prova del cantante Jvo Julmy, che nel salire di tono si espone al rischio di scivoloni. La priestiana "I Am Omega" ha un bel tiro e oltre a permettere alla coppia Ben Sollberger e Lorenz Laederach di mettersi in mostra, è meno sfidante per Julmy, che nel finale si lascia andare a degli woah-oh-oh, oh-oh dickinsoniani. La title track è un breve strumentale che lascia velocemente spazio a una maideniana "Dawn City", altra bella cavalcata metallica, ben affrontata e sviluppata da tutti e cinque i componenti dei Distant Past che poi ci stupiscono quando attaccano la ruvida "World of Wires", dove sembrano quasi voler rincorrere i Motorhead, con quel basso di Adriano Troiano a menare le danze. La conclusiva "Path of Fate" è invece un azzeccato mid-tempo, tratteggiato dalle chitarre di Sollberger e Laederach, solidi nella ritmica e che poi si sbizzarriscono in fase solista.

E' evidente come il Sentiero del Destino intrapreso dai Distant Past non possa che riportarli negli Eighities… al battito del loro cuore da True Defender e sotto i colpi del loro Heavy Metal.


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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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