Dopo aver debuttato con il nuovo progetto
Gràb, il poli strumentista
Gråin "torna" alla sua band principale, con la quale è in giro dal 2003, rilasciando il quarto album di lunga durata
"Seelenfresser" che, come il suo predecessore, viene licenziato dalla
Folter Records.
A differenza di quanto ascoltato nell'ottimo "Zeitlang", dei già citati Gràb, che ci proponeva un black dal taglio molto atmosferico, gli
Schrat si fanno portavoce di un metallo nero molto più vecchio stile ed intransigente dal momento che, durante i 54 minuti di durata dell'album (certamente troppi per questo genere di proposta), i riferimenti, o gli omaggi, ai Marduk con Legion alla voce, ai primi Gorgoroth o ai Dark Funeral più neri, sono piuttosto evidenti e trasformano
"Seelenfresser" in una sorta di distruzione sonora che non concede tregua e lascia attoniti per violenza e forza iconoclasta.
A parte la già citata durata eccessiva che ne inficia un po' il risultato finale, il disco è davvero efficace nella sua indole nichilista e gode di un pregevole riffing, serrato e chirurgico, nonchè di una prova di
Gråin dietro al microfono di tutto rispetto, capace come è, di alternare scream acutissimo ad una sorta di cantato evocativo (Csihar docet) in una mistura malvagia che esalta la musica opprimente e gelida che viene fuori dagli strumenti.
"Seelenfresser" è un classico album di black metal dunque, classico del senso migliore del termine.
Ha i suoi difetti, certo, ma la sua misantropia, il suo velo freddo e nero lo rendono appetibile per tutte le anime dannate che si aggirano per il nostro pianeta alla ricerca di sangue e morte.
Ennesima dimostrazione del male.
Ennesima dimostrazione che in Germania la fiamma nera arde incandescente.
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