Ritengo sia inutile partire con il discorso di introduzione su chi sia
Tony Martin, e cosa abbia rappresentato per la scena metal. Perlomeno, in dischi magari non conosciuti a livello mondiale con vendite stratosferiche, ma che hanno saputo colpire nell'animo degli ascoltatori che non si concentrano unicamente sulle uscite più rinomate.
Il periodo che va dal 1987 al 1991, e poi dal 1993 al 1997 con i Black Sabbath, ha rappresentato per i Sabbath un vero e proprio periodo di rinascita artistica. Provenienti da dischi di ottima fattura come "Seventh Star" e sopratutto "Born Again", che però avevano fatto crollare (ancora) la popolarità della band inglese,
Martin ha contribuito a ridare alla band quel tocco luciferino che si era andato un po' perdendo, unendo anche un po' di eleganza, regalando dischi invecchiati benissimo a mio modo di vedere come "Tyr" e "Headless Cross". Con l'avvento poi della reunion con Ozzy,
Martin fu licenziato e tanti saluti.
Un po' come un novello Blaze Bayley però, il cantante inglese rimase comunque in buoni rapporti con Iommi, e pubblicò molte uscite in vari gruppi fino ai giorni nostri, come nei Black Widow, Empire, o nella sua carriera solista, della quale nello specifico oggi ci occupiamo del terzo album uscito,
"Thorns".
Introdotto da una copertina veramente bruttina, per
"Thorns" vale il detto 'l'abito non fa il monaco'. Quello che troviamo al suo interno infatti, sono cinquanti di heavy metal classico che non cala mai di qualità, ma non riesce dall'altra parte neanche ad alzare mai di tanto l'asticella. Se infatti il disco si apre con un prima metà davvero ottima, fra le quali vanno segnalate
"As The World Burns" (scelta anche come singolo), e
"Book Of Shadows", molto oscura e cantata in maniera letteralmente magistrale da
Martin, quando si arriva al giro di boa non voglio dire che vi siano brutti pezzi, ma meno emozionali e più da freno a mano.
"Damned By You" non decolla mai, se togliamo l'assolo centrale,
"No Shame" vira troppo su sonorità un po' moderne risultando abbastanza estranea al resto delle altre canzoni.
Dicevo della voce di
Martin poco più sopra, ed effetti è veramente impressionante come a 64 anni il singer riesca a dare ancora prova di essere in gran forma, come nella ballad
"Crying Wolf". Anche nelle più veloci
"Run Like The Devil", il buon
Tony non delude, ma sui mid tempo molto rocciosi stile
"Passion Killer" non riesce mai ad emergere quella scintilla, e anche l'acustica
"This Is Your Damnation"...boh, davvero non l'ho capita nel contesto generale.
"Thorns" è quindi un disco che vive di luci e ombre. Un Tony Martin vocalmente ispiratissimo per gran parte della durata, con pezzi che però molte volte smorzano l'atmosfera creata da quelli precedenti, non da bocciare, ma che si rivelano un po' senza capo nè coda. Possiamo dire che, in assenza di materiale dei Black Sabbath,
"Thorns" potrebbe farvi richiamarvi alla mente il sound dei dischi citati ad inizio recensione in alcuni attimi. Un ascolto, ma anche più, se lo merita comunque.
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