Ho amato
“Veil Of Imagination”, per cui ero davvero curioso di ascoltare
“Epigone”, il nuovo album dei
Wilderun.
Completato durante il lockdown (come tanti altri full-length pubblicati negli ultimi mesi), si tratta di un lavoro oscuro e introspettivo, che se da un lato brilla per gli arrangiamenti sempre ricercati e raffinati (in primis le orchestrazioni di
Wayne Ingram), dall’altro non convince appieno sul fronte della scrittura, meno organica rispetto al sopraccitato predecessore.
Sui “chitarroni” prevalgono gli strumenti acustici e la voce morbida di
Evan Berry (
“Exhaler”), pur non mancando sonorità feroci di scuola
Opeth (
“Woolgatherer”, “Identifier”) o sezioni marcatamente cinematografiche (come in
“Passenger”, forse il brano più solido del lotto). L’interlocutoria
“Ambition” sfocia nell’epica
“Distraction”, suite quadripartita particolarmente ambiziosa per durata e per mix di influenze, ma complessivamente riuscita.
“Epigone” potrebbe crescere con il tempo, ma per ora non mi sento di andare oltre il voto indicato in calce.
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