Questo bellissimo progetto dovrebbe essere usato come materiale didattico per le scuole, perché qui si fa cultura e storia in modo alternativo ma vincente.
Il progetto nato per volontà del compositore e tastierista oltre che grande artista nostrano
Mistheria, ha come obbiettivo di rileggere in chiave symphonic metal la musica classica; se col primo capitolo “
The Four Seasons” era incentrato sulle composizioni del sommo
Antonio Vivaldi, il cui cognome è parte integrante del nome che porta questo progetto.
Il nuovo lavoro allarga lo spazio e ventaglio con riletture di brani celeberrimi di maestri come
Bach, Faurè, Schubert, Brahms, Beethoven, Mozart ecc.
Un grande lavoro per poter tradurre in note metalliche e potenti queste maestose composizioni, come il precedente lavoro il nostro è stato supportato da un mare di ospiti di lusso che con la loro passione e gusto hanno impreziosito ogni singolo brano; parliamo di gente come
Chris Caffery (
Savatage),
Mike Portnoy, Steve DiGiorgio (
Testament),
Dirk Verbeuren (
Megadeth),
Jennifer Batten, Giacomo Voli (
Rhapsody Of Fire),
Alessandro Del Vecchio (
Jorn, Revolution Saints) e molti altri, scusate se è poco.
Si va dalla possente introduzione orchestrale “
Deposuit potentes” dove il metallo pesante si fonde con orchestra e cori, alla coinvolgente “
Tears to splendor” epica e con dei solos gustosi dove il symphonic power si esalta al massimo.
Ma anche il pathos ha il suo acme; perché questo lavoro non è vuoto di emozioni, non è una vetrina sterile ad uso e consumo di musicisti blasonati; qui si sente toccare la corda interiore più intima come nella superba “
Hymn of life”, dove il mid tempo di matrice heavy con orchestrazione e cori azzeccati da spazio a due grandi voci maschili e femminili che nel chorus ti prendono in profondità.
Altro brano eccellente è “
Power take hold”, con un attacco lasciato ai cori e orchestrazioni per poi ecco arrivare un suono pesante e moderno assieme; anche qui si trova un bel dualismo tra voce maschile e femminile.
Chiude il tutto “
Tragic serenades”, vediamo chi sa indovinare di che rilettura si tratta; brano drammatico con il piano che punteggia delicatamente con gli ospiti che sanno interpretare in maniera eccelsa questa composizione.
Disco da avere per l’alta qualità e soprattutto perché è un lavoro che coinvolge e potrà essere apprezzato da ampio spettro; consigliato a chi mastica poco di musica classica “colta”, ma anche a chi non ha come l’heavy metal tra gli ascolti preferiti ma preferisce sinfonie senza tempo, obbiettivo centrato!
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