Che bel disco questo ritorno degli
Irrlycht, davvero un album pieno e intenso.
Avevo ascoltato il singolo qualche mese fa perché incuriosito dalla bella copertina; ora che ho potuto assaporare nella totalità questo secondo album, il primo sotto le insegne della
Folter Records che lo ha pubblicato a dieci anni di distanza dal debutto, posso dire che il duo tedesco ha fatto una bella opera.
Potrei definirlo concept album, perché nonostante non ci sia una storia che unisce i brani, hanno un tema comune che li lega, ovvero il lupo.
Animale selvaggio, simbolo di libertà e degno di rispetto, la cui figura è stata simbolo sia della letteratura gotica che della narrativa per bambini in chiave malvagia ma soprattutto nella settima arte dove la figura tragica del lupo mannaro, creatura umana che per una maledizione deve mutarsi in una creatura famelica ad ogni plenilunio.
Ecco che i teutonici confezionano un album di black metal tosto, serrato che non molla un secondo e ti prende alla gola; basta sentire l’opener “
Belebung ymirs” dall’andamento veloce con chitarre maligne e spunti thrash, il singer usa un tono animalesco e feroce come se fosse l’incarnazione della creatura della notte stessa.
Altro brano interessante è “
Drohende schatten”, mid tempo introdotto da uno scampanio a morto dove ad una voce stentorea e profonda fa da contraltare uno screaming iroso e maligno.
Ci sono anche cambi di tempo veloci a dare ritmo e soprattutto l’uso della melodia in chiave estrema è ben dosata.
“
Perlmutt-der lohn des Sysiphos”, inizia con un basso distorto doom per poi ecco arrivare le chitarre in tremolo con un dualismo vocale pieno di pathos.
Anche in questa traccia ci sono veloci cambi di tempo con melodie classiche che stemperano verso un tappeto di tastiere e una voce narrante pulita.
La conclusiva “
Leuchen den roten stille”, è il brano più lungo, quasi diciotto minuti, eppure non annoia.
Mid tempo sostenuto da un bel riff black metal e con cambi di tempo; ci sono anche delle tastiere in sottofondo a dare un’atmosfera orrorifica al tutto; la composizione termina con una parte strumentale lasciata alle tastiere ed orchestrazioni.
Gran bel disco che pur non rivoluzionando il suono sa essere concreto e centra l’obbiettivo; consigliato agli amanti del metal estremo, la nera fiamma brucia ancora.
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