Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2022
Durata:48 min.
Etichetta:Atomic Fire Records

Tracklist

  1. BELIAL IS MY NAME
  2. SEVEN HEADED DRAGON
  3. HELL DEMONS RISING
  4. LETTERS FROM THE DEVIL
  5. DARKNESS IN FLAMES
  6. THE ARRIVAL OF BAPHOMET
  7. CURSE OF THE WOLF DEMON
  8. SATANIC MISTRESS
  9. DEATH METAL (POSSESSED COVER)

Line up

  • Aaarrrgon: drums, guitars, keyboards
  • Graf von Beelzebub: vocals, bass, guitars, keyboards

Voto medio utenti

Rieccoli qui i Mystic Circle, dopo bene sedici anni di pausa tornano con un nuovo album ed una nuova formazione.
Già perché la band è diventata un duo e ha avuto un bel po' da fare per confezionare questo debutto per la neonata etichetta Atomic Fire, nata dalla diaspora avvenuta nella celebre Nuclear Blast.
I teutonici spostano le lancette dell’orologio indietro di un secolo, quando il black metal melodico spadroneggiava a metà anni novanta, ma non è un gruppo nostalgico; questo mi tocca dirlo per i più giovani che al tempo non erano manco nati.
Devo per precisione informarvi che questi tedeschi nati nel 1992 c’erano già e dicevano la loro al tempo, quindi a differenza di troppe band odierne in crisi di personalità, i nostri hanno totalmente fondatezza del genere suonato.
Bella l’apertura affidata a “Belial is my name”, black metal veloce intervallato da sfuriate e riffing di chiara matrice svedese; all’interno si trova anche un breve assolo come in lontananza fanno capolino le tastiere.
Hell demons rising”, per certi versi pare ispirato ai demoni Marduk per l’uso delle chitarre.
Brano serrato ma nel chorus cerca una cantabilità sorretta dalle melodie di stampo heavy dalle chitarre.
Darkness in flames”, ha un’apertura maligna affidata alle sei corde ed alle tastiere per poi travolgerti con un blast beat senza pietà.
In questo frangente i nostri sanno ben bilanciare aggressività e melodia soprattutto nell’assolo di chitarra.
Ma non si corre solamente, perché il mid tempo evil oriented “Curse of the wolf demon”, fa vedere che il duo sa anche scrivere brani di respiro più lento ma senza intaccare la malignità del suono.
Chiude in bellezza la cover dei grandi Possessed del classico “Death metal” brutalizzata a dovere ma riconoscibile.
In sommativa, buon ritorno per i teutonici, che non saranno mai al livello dei grandi del genere che purtroppo si sono persi col tempo in esperimenti azzardati (vedasi i Dimmu Borgir), ma il loro lo sanno fare e bene, promossi.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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