Il terzo album del tastierista
Vivien Lalu esce a nove anni di distanza da
“Atomic Ark” ed è un convincente lavoro heavy prog a cavallo tra presente e passato.
In molti casi sembra di essere al cospetto di una versione più muscolare e aggiornata degli Yes dei tempi d’oro (
“Reset To Preset”, “Won’t Reset Until…”, “Lost In Conversation”, “We Are Strong”), ma la personalità di Lalu emerge in tanti episodi più ipnotici e nervosi come
“Emotionalised” (contraddistinta da ottime aperture melodiche),
“Standing At The Gates Of Hell” (sinistra e piacevolmente disorientante) o
“The Chosen Ones” (dal ritornello particolarmente ficcante).
Gli ospiti abbondano (da
Jens Johansson a
Jordan Rudess, passando per
Steve Walsh e
Simon Phillips, protagonista indiscusso della traccia conclusiva, versione strumentale del brano che dà il titolo all’album) e impreziosiscono una line-up già ottima capitanata da
Damian Wilson (uno dei miei cantanti preferiti, ndr), noto ai più per aver prestato la propria ugola a vari artisti, da Arjen Lucassen a Rick Wakeman, e più recentemente agli
Headspace.
Davvero una bella sorpresa.
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