A cavallo tra il thrash slayeriano e il death di fine '80 ecco situarsi i Dissident Aggressor, trio milanese cresciuto a Slayer e Sodom che ci propone questo tre tracce, corto ma ben rappresentativo della proposta musicale. Benché siano evidenti le influenze delle band sopraccitate, e specialmente quelle del buon vecchio Tom Angelripper per quanto riguarda il cantato, non mancano puntate verso sonorità più moderne, evidenti per esempio nella parte chitarristica centrale di "Bloodtoiling". Benché si tratti di un lavoro a grandi linee di puro thrash, i Dissident Aggressor non schiacciano sull'acceleratore come da tradizione teutonica alla Sodom/Destruction, e si assestano spesso e volentieri su mid e up-tempos travolgenti e devastanti. Fa eccezione l'opener "Where Life Means Nothing", che alterna sfuriate trascinate dal drumming possente di Ale a momenti più cupi e cadenzati. E' proprio la batteria ad essere particolarmente degna di nota: l'esecuzione è precisa e contraddistinta da un tiro quanto mai raro, ma sono soprattutto i suoni ad essere azzeccati; il rullante è una pacca micidiale, un cannonata che colpisce in pieno in mezzo ai denti! Il pezzo più riuscito del lotto, a mio giudizio, è "Voice of the Hatred", indubbiamente il più ortodosso e tipicamente thrash, in puro stile Sodom. I Dissident Aggressor ci sanno fare, sia esecutivamente sia nel songwriting, e solo sporadicamente cadono qua e là in ingenuità, perlopiù in fase solistica. Nel complesso si tratta comunque di un lavoro degno di nota, che non potrà che soddisfare la sete dei thrashers d'annata. Sono dell'idea che i Dissident Aggressor possano crescere ancora, ma di certo non mi farò scappare qualche loro concerto dal vivo, dove sono convinto renderanno ancora meglio la loro pura violenza sonora. Bravi ragazzi, avanti così!

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