Nella vasta discografia dell'artista russo
Sivyj Yar,
"Golden Threads" è sicuramente l'uscita più insolita visto che abbandona i lidi black metal cari al master mind
Vladimir per abbracciare sonorità di stampo neo folk che il Nostro definisce
"neo-medieval nocturnes".
L'album, dedicato a Yuri Mirolyubov, lo scopritore del misterioso Libro di Veles, probabilmente la principale influenza sulla Rinascita del paganesimo dell'Europa orientale, ci offre un suono arioso, dolce e introspettivo, incentrato sull'uso del Gusli, un antico strumento a corda slavo, molto comune in Russia, capace di creare questa particolare atmosfera di serenità e purezza che si respira lungo tutti i sei brani, rigorosamente strumentali, che compongono
"Golden Threads", rendendone l'ascolto un'esperienza appagante e, certamente, molto privata.
Sivyj Yar non è il primo artista estremo che si dedica a sonorità di matrice puramente folk, mettendo in evidenza, dunque, il forte legame tra due generi solo apparentemente distanti, e probabilmente non sarà nemmeno l'ultimo visto il buonissimo risultato di lavori come questo, lavori capaci di colpirti l'animo e di riconciliarti con la Natura facendoti dimenticare le assurde brutture che noi esseri umani, stolti e ubriachi di pressappochismo, siamo disposti ad accettare da una società che sta andando, sempre più velocemente, verso l'oblio e l'autodistruzione.
Fortunatamente, pur se in una dimensione molto "piccola",
"Golden Threads", con le sue melodie antiche e familiari, con il suo sapore europeo non macchiato da altre culture troppo diverse dalla nostra, e con la sua musica ricca di sentimento e dolcezza, ci ricorda che, in fondo, il bello esiste ancora e si trova proprio dove abbiamo smesso di cercarlo.
Album da ascoltare con la persona amata, di notte, sorseggiando un buon bicchiere di vino e lasciando perdere la vile mediocrità collettiva che ci sta attorno.
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