Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:41 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. CORRECTION
  2. LIGHTS ON
  3. LOST AT SEA
  4. CHANGE TAKES FOREVER
  5. CODE BLUE
  6. SCYTHIAN WOMEN
  7. HERO'S END
  8. DEATH IS A DOOR

Line up

  • Erica Stoltz: bass, vocals (lead)
  • Nathan Honor: drums, vocals (backing)
  • Jeremy Sosville: guitars, vocals (backing)

Voto medio utenti

Sarò breve: questo disco è una grande delusione.

Chi mi conosce sa che in linea generale non apprezzo le voci femminili nel metal, con le dovute eccezioni. Una di queste eccezioni, una di quelle in grado di farmi ricredere, era rappresentata proprio da Erica Stoltz che alla guida dei suoi Sanhedrin era riuscita a sfornare due ottimi dischi, ed il precedente The Poisoner nel 2019 si prese un votone dal sottoscritto (qui la “particolare” rece).
Allora si parlava di carica incendiaria a base di proto-metal, di hard rock sanguigno e qualche eco doomy; un disco con momenti intimi e maliconici alternati a botte di energia sentite e viscerali.

Bene, di tutto questo sul nuovo Lights On non è rimasto quasi nulla.
Passati dalla Cruz Del Sur alla ben più in vista Metal Blade, il gruppo di Brooklyn si scioglie come neve al sole presentando una serie ci canzoni minimali, ridotte all’osso, prive di spinta e maledettamente noiose.
Parlo di una sequela di componimenti tra il mid tempo e l’up tempo in stile hard rockeggiante con ritornelli orrendi (“Lost at Sea”), con scelte di accordi banalissime (“Change Takes Forever”), tediose e che non decollano mai (“Code Blue”). Tutto è tirato via, il coinvolgimento è zero assoluto, alcune canzoni si scrivono da sole al primo passaggio mentre le ascolti, tanto sono prevedibili e fiacche.

Qualcosina di vagamente interessante spunta a tre quarti del lavoro con “Scythian Women”, incontriamo poi “Hero's End”, la migliore del lotto con il suo fare doom e metallico, a cui si aggiungono note positive della lunga e conclusiva “Death Is a Door”.
Ma bisogna arrivarci a questa parte finale, e per godere di una quindicina di minuti di buona musica bisogna affrontarne venticinque di vuoto musicale assoluto.

Se quella di trovare una via più lineare, settantiana e minimalista alla propria musica è stata una scelta, allora è stata forse sbagliata e non presa fino in fondo, altrimenti non si spiegano gli ultimi tre pezzi ben più vigorosi del resto. Il problema del disco può forse essere la mancanza di ispirazione, ma a tre anni dall'album precedente ed in occasione del debutto su Metal Blade, di tempo e motivi per impegnarsi ne hanno avuti.
Non lo so, ma spero si riprendano in fretta.

Sono davvero deluso

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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