Sulle strutture galattiche non ho obiezioni da muovere… ma sulla chiarezza, se discutiamo di
songwriting, qualche dubbio mi sento di esprimerlo.
Parto dal titolo poiché, nel bene e nel male, fotografa sin troppo accuratamente l’opera che rappresenta: ambiziosa al punto da risultare pretenziosa.
Già: a sommesso parere di chi scrive, i
The Spirit a questo giro hanno compiuto il classico passo più lungo della gamba, finendo così per impastoiarsi in galassie musicali non consone alle loro caratteristiche.
Avevamo lasciato i Nostri alle prese con un
blackened death dagli spiccati slanci melodici; li ritroviamo oggi in balia di un
metal estremo che vira invece verso il
technical / prog.
Non condanno la scelta in sé, ci mancherebbe; semplicemente, riporto che gli esiti di questa evoluzione stilistica, ad oggi, non paiono favorevoli.
Il motivo è presto detto: “
Of Clarity and Galactic Structures” manca di mordente e qualità compositiva.
Di spunti discreti, disseminati all’interno della
tracklist, ce ne sarebbero anche; peccato finiscano per disperdersi in un ricettacolo di brani dispersivi, spesso simili tra loro, afflitti da momenti di stanca e da parti strumentali in cui si cerca più d’impressionare che non di costruire strutture organiche e funzionali.
Al tempo stesso, occorre sottolineare l’assenza di momenti davvero memorabili, in grado di marchiare a fuoco l’
album ed ergerlo oltre gli angusti confini di una mera sufficienza.
Tanto per intenderci: dopo quattro ascolti attenti in cuffia, tendo a ricordare più passaggi farraginosi (il tedioso incedere di “
Arcane Wanderer”, la stanca strofa di “
Repression”, la sostanziale inconcludenza della strumentale “
Laniakea”) che non momenti ispirati (citerei i bei
riff che graziano “
The Climax of Dejection” e “
Celestial Fire”, forse la migliore del lotto).
Non un bel segnale, come immaginerete.
La mia impressione, in definitiva, è che con “
Of Clarity and Galactic Structures” i
The Spirit siano rimasti folgorati sulla via di
Chuck Schuldiner.
Tuttavia, proprio il paragone con uno dei più accecanti geni che la nostra musica prediletta abbia mai saputo esprimere ci permette di capire, con cristallina chiarezza -tanto per tornare al titolo-, che la strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa.
In bocca al lupo.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?