Nati da una collaborazione tra musicisti presenti e passati dei Wreck Defy e il cantante
Søren Adamsen, conosciuto probabilmente ai più per aver fatto parte degli Artillery tra il 2007 ed il 2012 contribuendo alla stesura di due dischi, ecco presentarsi i
Gutter Creek, un incrocio di sonorità tra un rock molto stradaiolo con riff che scavallano di tanto anche nel thrash metal.
La band si rifà infatti a quelle parti di chitarra un po' anni 90', con andamenti pesanti ma che non disdegnano parti melodiche, il tutto arricchito dalla voce rabbiosa e grintosa di
Adamsen, che è ciò che spicca di più in tutto l'ascolto. Un po' di Motley Crue, di Motorhead, Skid Row, Grave Digger e il risultato è servito.
A volte l'esito è positivo, come nelle cariche ed adrenaliche
'At Peace With Misery' e
'Hellryder', ottime sia da ascoltare sia in un futuro show della band, che alla guida di un fuorstrada o una harley davidson nel deserto, ma in altri casi
'No Slave Religion' affossa tutto, consegnandoci un ritornello davvero spento ed inespressivo. Ascoltare
'Gutter Creek' è effettivamente un po' come andare sull'altalena, tra canzoni più ispirate ed altre meno. In un certo senso, il richiamo ai Grave Digger è sicuramente il più forte tra tutti, e anche in un senso qualitativo dato che questo altalenarsi di valore dei singoli pezzi ricorda da vicino quello che la band tedesca ha da venti anni a questa parte.
'Serpent King',
'Mesmerized',
'Slipping Through The Scars', tutte caratterizzata da una buona dose di energia, ma l'impressione arrivati a metà ascolto è proprio quella di ritrovarsi davanti alla stessa canzone leggermente rimaneggiata.
'Gutter Creek' si assicura quindi una sufficienza stiracchiata, ma non mi sento di andare più in là, dato che non è presente nessun pezzo che spicca tra gli altri e, tolti gli assoli di ottimo pregio, il dubbio di trovarsi davanti a una minestra certamente buona ma ben riscaldata alla fine di questi 48 minuti è tanta.
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