GRANDE GIOVE!
Questa volta i fratelli
Caruso (
Frank alla chitarra ed
Enzo alle tastiere), che seguo con affetto dal primo album degli Arachnes, ed ancor prima, dai tempi dei mitici Firehouse, mi hanno tirato davvero un colpo basso!
Per la mia generazione (e non solo!), cresciuta con la pellicola di "Ritorno al Futuro", il riferimento del titolo (e relativo artwork) dell’ultimo lavoro in studio dei loro
Thunder Rising, intitolato
Back To The Time Of Rock, alla locandina del primo capitolo dell'immortale Saga firmata da Robert Zemeckis, è fin troppo evidente! (Da qui capirete l'esclamazione iniziale, la "massima" del mitico "Doc"Brown).
Effettivamente, l’intenzione originale dei
Caruso, accompagnati per l’occasione dai fedeli
Corrado Ciceri alla batteria,
Gabriele Baroni al basso e
Alessio Spini dietro al microfono, consiste proprio nel viaggiare indietro nel tempo, per cercare di recuperare quello spirito che alimentava l'antica fiamma del rock più puro e genuino, tipico degli anni 70-80, ancora privo di tutte quelle maledette contaminazioni moderne, dal taglio prettamente commerciale, che ne avrebbero sancito, negli anni a venire, se non la morte definitiva, quantomeno uno stato, per cosi dire, di coma irreversibile.
Riusciranno i Nostri Eroi a riportare indietro le lancette del tempo, per realizzare la loro ardua impresa?
Back To The Time Of Rock è un buon disco, a conti fatti risulta molto piacevole, caratterizzato da un hard rock sporco, ma a forti tinte melodiche, che tuttavia non disdegna incursioni in territori talvolta più progressivi, come nel caso di
Black Tiger, ma soprattutto di
Nameless-Cut Version, brani in cui, in fase strumentale, si odono gli echi degli Arachnes che furono. In altre circostanze invece, l’album strizza vistosamente l’occhio ad influenze più tipicamente blues, come nel caso di
Timeless Blues o della successiva
Don’t Be Shy.
Probabilmente però, le tracce che rappresentano meglio l'anima di questo nuovo lavoro dei
Thunder Rising sono pezzi come
Rock From The Sky,
Fate Train,
Escape From You,
Labyrinth Of Spectre (un’autentica “Black Night” in salsa Caruso!) o la conclusiva
Stairs To The Top, tutte composizioni caratterizzate da quel tipico sound, a metà strada tra Hard Rock anni ‘70 e AOR anni ’80, con accattivanti giri di accordi che danno luogo ad un suono inconfondibile e particolarmente corposo, non solo per merito delle distorsioni della chitarra, ma anche grazie agli effetti hammond o synth delle tastiere, che rendono le atmosfere più avvolgenti, a cui si aggiungono gli immancabili assoli del buon
Frank Caruso, che lasciano sempre il segno.
Va evidenziata comunque l’ottima prova di tutta la band, nessuno escluso, con una menzione particolare per il vocalist
Alessio Spini che si dimostra sempre a proprio agio, sia nei brani più intimi, come nella ballad
I’m Still Alive, sia quando la sua voce deve sprigionare tutta la propria energia per raggiungere vette più elevate (sostanzialmente in tutte le restanti tracce).
Insomma, per tornare alla domanda di prima, la risposta è: SI, i Nostri ce l’hanno fatta (ed anche alla grande!) a riportare indietro le lancette dell’orologio, per regalarci questo fantastico immaginario viaggio nel tempo a 30-40 anni fa, quando la musica rock era indubbiamente più pura e sentita.
Non resta dunque che immergersi in questo nostalgico salto temporale che tuttavia, per ironia della sorte, dura solamente 45 minuti, regalando però emozioni vivide e genuine.
BEN FATTO CARUSO! CI VEDIAMO NEL FUTURO!