Quarto album.
Quarto centro.
Gli
Aethyrick si dimostrano, ancora, una delle realtà migliori, e più affascinanti, della scena estrema finlandese proponendoci un nuovo album che, esattamente come i suoi predecessori, è poesia trasformata in musica.
Abbandonate, sin dall’inizio, il concetto del tipico black metal finnico.
Il duo in questione, infatti, non è mai appartenuto a quella corrente poiché il suo modo di intendere la musica è troppo personale, troppo intimo, etereo, sebbene aspro, per poter essere catalogato in una scuola dalle caratteristiche ben definite e dai limiti espressivi segnati in modo netto.
"Pilgrimage", se proprio lo dobbiamo circoscrivere, è l'album della disperazione, è il suono dell'abbandono e dalla solitudine, è lo scroscio improvviso della pioggia, è la nebbia del mattino, è un abbraccio caldo ed uno sguardo gelido.
Gli
Aethyrick trasformano i sentimenti in melodie e si esprimono attraverso canzoni semplici, facilmente assimilabili ma non per questo superficiali: ogni arrangiamento, ogni nota, ogni giro melodico, ogni singolo dettaglio, tutto, in pratica, è perfettamente curato con l'unico fine di dare sfogo al proprio malessere interiore ed alla propria parte oscura per mezzo di una forma musicale malinconica e fortemente evocativa, "distante", brutale quando necessario, rabbiosa fin nel profondo (come se il gruppo volesse urlare contro un mondo crudele ed ingrato), elegante nei suoi eleganti intrecci di tastiere e chitarre arpeggiate, a volte sussurrata, spesso sprezzante e tipicamente nera.
Siamo al cospetto di un gruppo, a mio modo di vedere le cose, unico e quasi “alieno”.
Un gruppo che ha saputo plasmare il black metal in una forma nuova, senza dimenticare, mai, le origini e l'essenza del genere stesso, dando vita, quindi, ad un meraviglioso mix di "antico" e moderno che saprà scaldare il cuore sia degli intransigenti sia dei più sognatori tra di voi poiché
"Pilgrimage" è un album completo, emozionante, e lontano da ogni facile classificazione a patto che se ne colga, con attenzione, l'essenza e lo spessore emotivo e se ne comprenda la dolorosa carica di rabbia che si porta dietro come un pesante fardello.
Per la quarta volta, chiudiamo gli occhi e sogniamo di essere altro da noi stessi.
Per la quarta volta, perdiamoci nella tela sofferente di compositori sopra le righe e fuori dagli schemi.
La musica deve essere anche questo.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?