Musicalmente, provo grande affetto per il Canada. Raramente le formazioni che emergono da quelle parti mi deludono. Gli
Slowpoke sono di Saint John, Terranova, e non fanno eccezione a questa personalissima regola.
Il loro album d'esordio autoprodotto parte con i nove sorprendenti minuti di "
Stony Iommi" ed è subito chiaro che siamo di fronte ad una band con idee e personalità. Se inizialmente il trio pare orientato verso uno stoner-punk grezzo e vitaminico, la traccia si evolve successivamente in un grande trip psycho-rock alla Earthless con la liquida chitarra di
Cameron Legge che ci conduce attraverso piani astrali e cosmici. Mascelle ferine e ipnosi space-rock unite insieme, un meccanismo di spiazzamento voluto, perseguito e davvero ben eseguito.
Anche la parte vocale crea forti contrasti nell'intero lavoro, passando da tonalità aspre e bellicose (talvolta perfino growl) a momenti catchy ed ammiccanti. Come in "
Slumlord", che sembra un pezzo dei QotSA con qualche concessione all'irruenza dirty-rock.
La rocciosa "
Sid the cat", con echi di southern-stoner alla Down, cambia ancora le carte in tavola grazie al contributo di
Al Yeti Bones, cantante dei Gypsy Chief Goliath (ed ex-Mighty Nimbus), che con le sue tonalità ursine aumenta il carico di aggressività di un brano spezzacollo.
Più torbida e tossica "
Miami camo" dove spicca il basso omicida di
Ben Chapman-Smith e l'atmosfera diviene fumosa e pienamente stoner, mentre "
Windtalker" è un robusto brano saltellante alla Mos Generator ricco di energia e calore anche se abbastanza canonico. Ritmica e ritornello sono comunque insinuanti e molto ben congeniati.
"
Sanctuary" mischia l'urgenza punk con strutture musicali metal ed echi seventies-doom, a dimostrazione che il trio non teme di mischiare le proprie influenze per cercare una strada quantomeno trasversale e personale. Gente che pesta e ragiona allo stesso tempo.
La conclusiva "
Slowpoke" è nuovamente un totemico trip bilanciato tra reminiscenze del dark-psych-rock '70 e sensibilità melodica contemporanea, che vede la presenza del bassista-cantante
Gordon McCready (Shadow of the Flag, ex-Smyth Valley) ad aggiungere un carico oscuro e sludgy. Pezzo pesante e minaccioso, da sfinimento emotivo.
Disco-ottovolante, ricco di saliscendi ritmici e stimoli heavy variegati. Forse ancora un pò dispersivo ed entusiastico, ma la sensazione di freschezza ideativa prevale nettamente.
Gruppo da consigliare ai fans dello stoner meno ortodosso, ma anche agli amanti dell'heavy di mente aperta che cercano materiale meno banale e ripetitivo. Gli
Slowpoke possono essere il nome da giocarsi per il futuro.
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