Vi ricordate che lo scorso anno tra le principali uscite di Doom classico, dal nostro paese uscì l’ottimo esordio del power trio
Bottomless? Ecco, quest’anno arriva il nuovo album dei
Di’Aul a rimpolpare l’ottima e abbondante scena Doom nazionale.
Forti di un’esperienza decennale, il quartetto di Pavia con
“Abramacabra” (a proposito del binomio Doom e Italia, chi si ricorda degli
Abramakabra?) torna a essere una certezza per chiunque apprezzi una certa cifra stilistica.
Doom Metal primordiale, con qualche piccolissima divagazione Heavy e toni Stoner che sporcano il loro sound quel tanto che basta per renderlo ancora più convincente, con una chitarra che per pesantezza e cupezza sonora a volte sfiora lo Sludge. In questo, si erge una voce sporca e roca, quasi se si stesse parlando di un
Wino più cavernoso ed una batteria monolitica, che rende il tutto realmente incisivo, con altri echi Sludge in questo fluido sonoro fatto di Doom antico.
Le canzoni possono in certi casi rimandare ad una versione Sludge dei
Pentagram, anche se gli onnipresenti echi dei primi
Black Sabbath fanno eco nelle note di questo lavoro, come nell’ottima title track che conquista l’appassionato con le sue atmosfere a metà tra i
Corrosion of Conformity degli anni ’90 e la leggendaria
“Solitude”, mentre in altri passaggi ho sentito una chitarra rimandare velatamente all’ultimo
Tom “Warrior”.
Un ottimo ponte tra passato e presente del genere nel quale si cimentano, i
Di’Aul sono una band credibile e lavori come
“Abramacabra” non fanno altro che ribadire come in questi lidi ci sia davvero tanta sostanza, al contrario di altri dove c’è solamente vuota apparenza e superficialità.
Ennesima dimostrazione di come si possa fare ottima musica quando si ha un certo gusto melodico (ascoltate con attenzione le parti soliste di chitarra) e usando poche e semplici idee, ma con una certa attenzione dei dettagli: se non conoscete i
Di’Aul e se per voi gente come
Tony Iommi,
Victor Griffin o
Dave Chandler sono i vostri eroi musicali ritengo che l’ascolto sia obbligatorio.
A voi quindi la scelta se privarvi o meno di un album (e una band) che potrebbe darvi delle belle soddisfazioni a livello musicale.
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