Se con il precedente
debut album l'avevo buttata un po' in filosofia, ragionando sul mutare del tempo e sull'inevitabile fluire del cambiamento, questa volta preferisco andare dritto al punto: non ci siamo proprio.
I
Volturian hanno un invidiabile 9,5 segnato sulla
scala Amaranthe, ed il secondo disco non fa che confermare quella (brutta) ricetta che già fu del primo: otto brani (più intro e outro) in cui la parte elettronica è talmente preponderante da risultare quasi imbarazzante, bei chitarroni sotto (che spreco di talento) e la voce di Federica Lanna, novella Elize, a cantare su testi profondi quanto una buca da golf. Tra Evanescence e Amaranthe, questo disco insomma si propone come un'opportunità nel mercato dei giovanissimi, che si approcciano al metal come genere ibrido, innestato e contaminato, in cui la componente visiva gioca un ruolo almeno pari a quella uditiva.
Il tutto si ripete per otto volte, con piccole variazioni (penso al 'lento'
Distant Caress, brano per suonerie del cellulare e voce), e stavolta, visto che la filosofia mi è finita, mi tocca chiudere come ho aperto: questo non è (più) heavy metal, magari venderà anche, ma non grazie a portali come il nostro. Non. Ci. Siamo.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?