Questo quarto album dei finnici ti trasporta direttamente nel caldo deserto californiano o nella Death Valley.
No, non mi hanno messo qualcosa di strano nel cappuccino stamattina, non ancora, ma gli scandinavi sanno miscelare bene il prog settantiano con correnti psych/ stoner acide e personalità.
Basta vedere la copertina di questo nuovo full per rendersi conto che il power trio è nato in un’epoca sbagliata, perché sarebbe stato più adatto verso la fine degli anni sessanta/ inizio settanta quando certe sonorità prendevano piede.
Occorre sentire l’apertura per capire l’andazzo generale; “
Fantastic corps”, up tempo con chitarroni compressi e fuzzissimi con in aggiunta la voce del singer funzionale e adattissima con un chorus perfetto.
Ma subito a metà del brano il tutto rallenta ma non troppo con riff allungati e l’anima progressive salta fuori prima dell’accelerazione con rullate corpose e solos di chitarre e tastiere.
“
Merja – Liisa”, sembra un pezzo dei
Beatles più acidi con delle belle chitarre e un ritmo ciondolante; brano easy con venature blues.
La voce è riverberata con i cori che ampliano il clima rilassato; sicuramente i nostri sono stati influenzati dal flower power sound.
Con “
Ultraviolent chimpanzee”, ecco che riprendono le scorribande stoner con rullate e riffoni amplificati.
Il clima psych/ prog è evidente dall’uso del riff arpeggiato con ottimi interventi vocali e esplosivi interventi brucianti; il solos è fumante e dall’elevata temperatura con le tastiere che ti trasportano in atmosfere spazio – temporali in un viaggio ultrasonoro.
Gran bel disco, non derivativo, anzi il terzetto sa mettere tanto del suo bagaglio e soprattutto si fa carico di un godurioso viaggio per mente, corpo e spirito.
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