Povero
Abbath, diventato suo malgrado una macchietta sul web; il buon
Olve Eikemo è preso da spunto per delle vignette comiche, anche contando sul fatto che il musicista scandinavo volesse sdoganare un atteggiamento meno serioso dei tanti colleghi del metal estremo.
C’è da dire che da quando il nostro ha deciso di intraprendere la carriera solista; i suoi parti discografici sono stati criticati dagli ex seguaci della prima ora, forse perché se n’era andato sbattendo la porta dalla band madre che aveva contribuito a creare.
Ora ecco arrivare il terzo sigillo solista ispirato per certi versi alla famosa in termini storici battaglia delle Termopili tra Spartani e Persiani che venne illustrata nel capolavoro di
Frank Miller, "
300" e portato al cinema da
Zack Snyder.
Il nuovo lavoro cerca ancora di trovare una dimensione alternativa al suono che il frontman norvegese aveva creato ma pur essendo più centrato rispetto ai precedenti, il marchio
Immortal è ancora presente.
Basta sentire l’attacco bestiale e freddo dell’opener “
Acid haze” dalle chitarre inconfondibili.
Oppure nella cadenzata “
Myrmidon” dove alla fine c’è una sfuriata densa di metallo nero.
Qualcuno si stupirà per il pezzo “
Dream cull”, perché il registro vocale prende una piega più melodica nel chorus.
Gli assoli di chitarra sono seminascosti, la produzione volutamente più potente ma sporcata è più aggressiva.
Si percepisce ancora quell’alone epico che ha accompagnato la carriera del nostro ma c’è meno melodia rispetto ai primi due album.
Anche la cover del classico dei
Metallica dei tempi belli “
Trapped under ice”, è eseguita fedelmente bene con un impeto più aggressivo ma lasciandone intatto lo scheletro thrash metal.
In sintesi, un terzo album che conferma il percorso artistico intrapreso dal musicista ma non aspettatevi nessun capolavoro, buono ma senza pretese.
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