Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2022
Durata:40 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. INTRO
  2. PART OF THE END
  3. IDOLS OF TRIUMPH
  4. FOLLOW THE LIGHT THAT BLINDS
  5. FALL FROM GRACE
  6. AT ITS END
  7. REBORN PARADISE
  8. THE ONE DESIRE
  9. CALL 0F EMPTINESS
  10. VOICES OF FIRE
  11. DOOMSDAY

Line up

  • Simon Mengs: drums
  • Fabian Hildebrandt: guitars, bass
  • Manuel Glatter: vocals, guitars

Voto medio utenti

Son già passati tre anni dal bellissimo "Drowned by Humanity" del 2019, album che già aveva migliorato il buon "Dead Shores Rising" di due anni prima, ovvero l'album del debutto su Century Media dei tedeschi Deserted Fear.

Quindi con "Doomsday" siamo al terzo disco per l'etichetta di Dortmund, una sorta di piccola prova del 9 per vedere se il trio di Eisenberg sia destinato a rimanere in una strettissima ma affezionata cerchia di sostenitori o sia possibile una sorta di spicco del volo per i tre turingi che, per inciso, hanno una stabilità della lineup impressionante e meritevole.

In effetti qualcuno tra Simon, Manuel e Fabian (o tutti e tre) a questo passo in più deve averci pensato perchè il nuovo "Doomsday" è senza dubbio il lavoro più melodico mai inciso dai Deserted Fear.
Attenzione, rimane death metal e, ve lo dico fin da ora, si tratta di un disco davvero MOLTO bello ma certamente in passato la band era maggiormente incentrata su un death metal marziale vicino per assonanza a maestri oltranzisti del genere come Bolt Thrower o Asphyx; ad oggi il passo è rimasto quello, mid-tempos soffocanti ed imperiali ma il tutto viene stemperato da ottime soluzioni cesellate dalla chitarra di Fabian Hildebrandt, sempre attenta a creare un sottofondo epico e meno violento che in passato.

I singoli scelti per i video come "Part Of The End" e "Follow The Light That Blinds" rappresentano benissimo questa volontà ed a dirla tutta sono ottimamente realizzati, è che siamo un po' lontani da quei Deserted Fear angosciati e soffocanti a cui eravamo stati abituati e forse il combo tedesco a questo punto dovrebbe aggiornare anche l'artwork della copertina, decisamente più estremo di quello che il disco è realmente.

Anche la produzione è più morbida e pulita, esaltando più le armonie e gli incroci dei leads che il growl o la batteria, e così se in passato avevamo echi di Dissection o Necrophobic questi oggi si sono trasformati in reminescenze di Amon Amarth od In Flames (quelli dei bei tempi eh! ci mancherebbe altro...), tanto che come cover bonus troviamo addirittura "Artifacts of the Black Rain" tratta da quel capolavoro di "The Jester Race", così avete compreso perfettamente dove andiamo a parare.

Mi sta bene e li apprezzo ugualmente, è un bellissimo disco di melodic death metal diverso dal passato ma veramente ben fatto e godibile.

NON UN PASSO OLTRE.
Mi raccomando, che l'evoluzione si fermi qui. Non vogliamo un nuovo "Reroute to Remain" o "Jomsviking".

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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