Ci sono voluti ben tredici anni per dare un seguito a "
Memories From The Abyss", opera prima degli
Humator, ma alla luce dei ripetuti ascolti del nuovo "
Curse Of The Pharaoh" direi che è valsa davvero la pena aspettare tutto questo tempo.
Ci ha pensato la
Time to Kill Records a tirare fuori dalla naftalina la band di
Piero Geloso e
Ray Caltagirone che nuovamente, come accaduto all'epoca del debutto, si cimenta in un impegnativo ma affascinante concept album ovviamente incentrato com'è intuibile sull'antico Egitto, le persecuzioni dei faraoni, i tombaroli maledetti... e no, i
Nile non c'entrano poco e niente con il death metal degli Humator, più vicini a realtà come quelle dei
Cannibal Corpse e dei vecchi
Sinister, quelli di "
Diabolical Summoning" e del successivo "
Hate", in cui riff cupi e pesantissimi vengono continuamente lacerati da accelerazioni strappabudella, condite da blastbeats ferocissimi ed assoli malevoli e sinistri per opera di
Antonino Durante che riescono in maniera assolutamente efficace e convincente a rendere l'idea di questi cunicoli fetidi dove chi si avventura trova la morte e la dannazione eterna.
Ottimi i "recenti" inserimenti dei tedeschi
Michael Bach alla voce (ottimo l'utilizzo contemporaneo di due registri, uno più growl e uno più acuto!) e
Simon Moch al basso in un disco che non fa concessioni ne' alla melodia ne' ad uno spiraglio di luce, consegnandoci un death metal no compromise dal taglio sì primordiale ma orientato grazie ad una produzione affilata e contemporanea ad un pubblico che vada oltre quello dei 40enni che rimpiangono l'old school death metal degli anni '80.
Bellissimo, intenso, ragionato e furioso al contempo, violento ma mai confusionario: una delle migliori uscite estreme ascoltate negli ultimi tempi.
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