"Resilience & Despair", opera prima dei californiani Qaalm, è una lunga discesa nell'abisso.
Quattro brani di lunghezza estenuante che uniscono la lentezza, ed il peso immane, del funeral doom con le atmosfere maligne del black metal in una colata, nerissima, di materia incandescente che, tra dolorose dissonanze e voci ribollenti di odio, ci accompagna verso l'inevitabile conclusione delle nostre esistenze.
Questa non è solo musica.
Non potrebbe mai esserlo.
Qui c'è posto solo per il dolore, la sofferenza, la disperazione e per la fine.
Le pachidermiche chitarre, gli squarci melodici, le strazianti inflessioni delle armonizzazioni, gli inattesi momenti di "tranquillità" ed eleganza, sono tutti componenti dello stesso prisma espressivo e si alternano, fondendosi, in un viaggio dal potere catartico per mezzo del quale si può rinascere dopo essere morti.
Il suono del destino: così lo chiama qualcuno.
Per me, che nel destino non credo, "Resilience & Despair" è il suono dell'oblio e della dimenticanza ed è una esperienza totalizzante capace di ferire l'anima con i suoi artigli e di riscaldarla con il suo tiepido abbraccio da amante fedele.
I Qaalm riescono nel difficilissimo compito di rendere accessibile ciò che accessibile non è per niente e lo fanno emozionando ad ogni nota e ad ogni urlo.
A noi che siamo dall'altra parte del palco resta solo l'annichilamento del nulla ed il sollievo, forse vacuo, della resilienza.
Album disperatissimo e bellissimo.
Possiamo riposare in pace.
Adesso.