Cosa ci aspettiamo solitamente quando ci approcciamo ad un nuovo disco? Novità, maturazione (spesso purtroppo anche il contrario), sviluppo, nuovi stili compositivi, e così via. Attenzione, questo non vuoldire sperimentare alla 'Illud Divinum Insanus', ma essere comunque in una continua ricerca, anche se si resta confinati, per proprio volere o del proprio pubblico, in un genere ben preciso. Ecco, questo concetto
Axel Rudi Pell non l'ha ancora capito dopo più di 30 anni di onorata carriera o, ancor peggio, si ostina a non volerlo capire.
Considero il chitarrista tedesco dalla folta chioma bionda un grande, grandissimo musicista che ci ha consegnato capolavori di puro heavy metal come 'Between The Walls' o 'Oceans Of Time' nei tempi che furono, con un gusto squisitamente blackmoriano e delle linee melodiche quasi sempre azzeccate a completare il tutto. Tutto molto bello, effettivamente. Ma in maniera ancora più massiccia da più di una decina di anni a questa parte, il buon
Axel sembra aver assimilato in maniera ancora più intensa il detto
'sedersi sugli allori'.
Potrebbero sorgere paragoni a band simili come Anvil o Motorhead, e per metà potrei anche essere d'accordo con questa opinione, ma chi conosce entrambe le band, sopratutto i Motorhead, sa perfettamente che non hanno mai propinato la stessa salsa, sopratutto se guardiamo alle release nei 90s.
'Lost XXIII' non costituisce l'eccezione alla regola, andando a immettere il numero 19 sulle uscite in studio del chitarrista, ma che tra un tot di mesi andrà velocemente scomparendo, facendo sembrare i pezzi contenuti su questo full length appartenenti a qualsiasi altra uscita dell'ultimo periodo. Da dire come sempre che
Axel sa fare dannatamente bene il suo lavoro, e
'Survive' è un bel pezzo aggressivo, come anche
'No Compromise' e
'Freight Train' sono dei buoni mid tempo, quindi qual'è il problema? Che sono esattamente identici a tutti pezzi precedenti di
'Sign Of The Times',
'Knights Call', ec...stesse melodie, stessa posizione occupata nella tracklist, durata similare, stesse linee vocali. E su questo ultimo concetto vorrei aprire una piccola parentesi, perchè è oggettivo che
Johnny Gioeli abbia un'ottima voce, ma sarebbe anche interessante sentirlo in differenti sfaccettature, e invece nulla. Zero assoluto. Troviamo una ballad,
'Gone With The Wind' buona nell'idea ma tremendamente allungata perchè? Perchè
Axel ha la tradizione di mettere dei pezzi più elaborati in ogni suo disco, e stesso discorso vale per la Titletrack, minuti che si aggiungono inutilmente alla durata complessiva, e che annoiano tremendamente. Spiccano invece solo la bella strumentale
'The Rise of Ankhoor', dove
Axel può dare il suo meglio e le seconda ballad
'Fly With Me'.
Chiedere ad
Axel Rudi Pell di cambiare sarebbe come chiedere alla nonna di aggiungere un piatto di sushi alla cena della Vigilia, ma quello in cui invece si potrebbe sperare è che alcuni ingredienti in questa ricetta prestampata e ormai usurata possano cambiare. Altrimenti lo stantio e la muffa saranno tremendamente vicini.
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